LA STRAGE NON SI FERMA

LA STRAGE NON SI FERMA

Sono passati pochi giorni da quando nel corso del Congresso della Feneal Uil del Lazio ribadivo la centralità’ dell’impegno contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Oggi la lista terribile si allunga: quattro vittime e tre infortunati gravi. Giustamente Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil osservava amaramente che se i quattro morti fossero stati da addebitare alle mafie sarebbe scoppiato un putiferio. Invece la politica guarda altrove ed ha occhi soprattutto per le beghe interne ai 5stelle. L’indignazione non basta, finisce per diventare una forma di ipocrisia se ad essa non segue una svolta chiara.

Spetta ai leader delle forze politiche riformiste, se sono tali, condannare senza mezzi termini le responsabilità’ di quel mondo imprenditoriale che continua a considerare la vita di un lavoratore pari a zero, richiamare il Governo ad interventi severissimi nei riguardi di chi elude la sicurezza ma anche di chi non esercita i controlli come è necessario fare. La linea del rigore ormai è’ l’unica perseguibile anche se non va adottata con miopia ed improvvisazione.

Decreti e contratto hanno fissato dei paletti significativi per limitare gli infortuni. Perché’ non cambia nulla? Sono ancora insufficienti talune norme ed il numero di chi deve controllare? Bene, si provveda subito. Anche le aziende però devono fare di più’: non possono tenere fra le loro file come se nulla fosse chi si macchia di imprudenze od abusi fatali per la vita umana. Ogni volta che muoiono dei lavoratori è come se si sia tornati all’anno zero. Invece l’obiettivo è’ zero morti sul lavoro.

Se la classe dirigente politica continua a sottovalutare questa emergenza che registra il volo mortale di un settantaduenne da una impalcatura può fare solo una cosa: vergognarsi, assai prima di interrogarmi sul, perché’ cresce la disaffezione verso di essa. Ma comunque ora la priorità’ è fermare questa terribile striscia di sangue. Il valore del lavoro richiama la dignità della persona come principio inalienabile di una società’ civile. È vita, non è morte che comunque, non va mai dimenticato, resta sempre evitabile.

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio