Come era facile immaginare la campagna elettorale ha provocato una situazione di pericoloso surplace per problemi economici e del lavoro. Non che nel confronto elettorale non si siano toccati temi di questo tipo, anzi, ma senza fare neppure un cenno al ruolo delle forze sociali, imprese e sindacati, alle loro proposte “sostituite” da roboanti promesse che attendono la prova dei fatti.
Una prova che purtroppo è di là da venire: prima il voto ed il suo esito, poi la difficile fase per avere un nuovo Governo, in mezzo un disagio lavorativo e sociale che cresce senza soste.
Le conseguenze sono evidenti: mentre si colgono le difficoltà per la prosecuzione della attività produttiva anche nel nostro settore a causa del caro-energia e dell’inflazione, il vuoto di iniziativa politica e di confronto fra Istituzioni e forze sociali sta producendo incertezza, stasi di nuovi investimenti ed interrogativi come quello che riguarda l’effettivo arrivo ed utilizzo dei fondi del Pnnr.
Si coglie insomma il danno creato da una mancanza di prospettive, unitamente al fatto che la propaganda elettorale rischia di aumentare lo scetticismo nei confronti della politica invece di rassicurare e di produrre speranze fondate su progetti realistici.
Il contesto internazionale che vede l’Europa alle prese sempre più dirette con le conseguenze della guerra in Ucraina che sta destabilizzando i rapporti fra potenze, continenti e potentati finanziari, non aiuta a guardare avanti di certo con fiducia. L’Europa mostra la crisi delle sue classi dirigenti ed anche in questo caso manca la doverosa attenzione ad un’Europa sociale che sia in grado di sostenere le famiglie ed il lavoro in un periodo di sempre più dure prove.
Serve il ritorno alla buona politica, quella che mette al primo posto gli interessi dei ceti sociali più deboli, un lavoro dignitoso, la volontà di superare le crisi con il dialogo, il negoziato, scelte di cooperazione.
Serve paradossalmente quello che è stato da sempre ed è il modo di operare del sindacato e che oggi viene improvvisamente messo fra parentesi in un miscuglio di mediocrità politica e di autosufficienza delle forze politiche non di rado con punte di sterile arroganza.
Non è migliore lo scenario dalle nostre parti. Qui vige il silenzio più assoluto sulle prospettive. Sembra quasi che con quell’assenza di iniziative le Istituzioni locali vogliano invitare imprese e lavoratori ad…arrangiarsi. E non è un buon modo di governare realtà che sono alle prese con problemi insoluti da tempo: a Roma siamo sempre alle prese con guai arcinoti, dai rifiuti ai cinghiali padroni di zone cittadine, da opere di cui si ignora la sorte alla mancanza di un vero confronto con il Comune che si è interrotto dopo il protocollo siglato sui temi della sicurezza del lavoro.
Ed è singolare, del resto, che proprio la sicurezza sul lavoro presenti il conto amaro di vite stroncate e di incidenti gravi senza che vi si un’eco significativa negli “impegni” che le forze politiche stanno prendendo di fronte al loro elettorato. La riprova che non ci è sensibilità continuativa in grado di determinare un cambiamento effettivo. La Uil e la Feneal fra non molto terranno i oloro congressi nazionali. Non v’è dubbio che in essi si avanzeranno proposte e scelte che non offrono la luna, ma interventi utili a fronteggiare i nodi che la crisi ci sta ponendo. Il sindacato non vuole essere spettatore di quello che sta succedendo. E la Feneal di Roma e Lazio non lo sarà neppure a Roma e nella Regione. È un impegno al quale non verremo meno.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio