Politica industriale e morti sul lavoro

Politica industriale e morti sul lavoro

Nella Assemblea della Confindustria la relazione del Presidente ha toccato anche il grave problema degli infortuni sul lavoro, mostrando a parole una disponibilità meno generica che in passato. Il sindacato è abituato a valutare fatti e comportamenti reali. Ma di certo se ci fosse davvero una presa d’atto che non si può continuare a registrare vittime e infortuni gravi si potrebbe aprire una diversa stagione di confronto e di azione comune.

Ma Governo e Imprenditori non possono ignorare che le proposte avanzate a più riprese dai sindacati ed in particolare dalla Uil e dalla Feneal non hanno finora trovato risposte adeguate: si pensi solo al nodo degli appalti sul quale praticamente molto poco si è fatto e tanto c’è ancora da fare.

E’ chiaro poi che l’input che arriva dal vertice confindustriale deve trovare riscontro nei comportamenti delle realtà locali, altrimenti si resta nel campo di intenzioni che lasciano il tempo che trovano. Ed è ancora più evidente che Governo e Istituzioni locali dovrebbero intervenire anche esse per verificare il grado di concretezza che deriva dalle considerazioni fatte in sede Confindustriale.

Diciamo questo in quanto purtroppo l’emergenza infortuni sul lavoro prosegue e rischia di tornare a collocarsi in una inaccettabile indifferenza politica e sociale. Un rischio che va evitato con estrema determinazione.

Ma un’altra domanda emerge da quello che si registra in questo periodo alla vigilia delle scelte che saranno al centro della manovra economica: si torna a parlare di questione industriale sotto la minaccia sempre più evidente di deindustrializzazione. Bene ma quale è il ruolo delle costruzioni in questo ritorno di fiamma? Non ci sono elementi tali da far pensare che sia riconosciuto come è necessario il valore del nostro lavoro in particolare su questioni fondamentali per il presente ed il futuro come l’innovazione e l’intelligenza artificiale. Del resto, siamo nella situazione nella quale con il cambiamento del clima si osservano i danni che immancabilmente vengono arrecati dal maltempo senza che soprattutto nella politica si rilevi la esigenza di conferire priorità alla messa in sicurezza del territorio nazionale. Figurarsi se c’è spazio e tempo per altri ragionamenti. Ma c’è il pericolo da non sottovalutare che rinviare o sottovalutare ci confini in un insieme di ritardi dai quali poi sarà difficile uscire.

Anche nel nostro territorio sarebbe necessario alzare il livello del confronto fr Istituzioni e forze sociali. Il Giubileo ormai imminente non può costituire l’alibi per procrastinare decisioni sul dopo-Giubileo. Roma e la nostra regione hanno bisogno di scelte chiare su vari versanti: infrastrutture, manutenzione, interventi ambientali, conservazione del patrimonio artistico, formazione e sicurezza sul lavoro e potremmo continuare con attenzione agli effetti della innovazione. Andrebbe affrontato almeno il tema delle priorità ma non come fiori all’occhiello delle Amministrazioni ma come terreno di confronto continuativo. Questo indispensabile salto di qualità ancora non si vede. Ed è un po’ paradossale che si debba ascoltare dalle parole del Presidente degli industriali un richiamo al valore della comunità mentre questo stesso valore non trova modo di esser applicato là dove c’è realmente una comunità in attesa di capire quale sarà il futuro: La  comunità della nostra città e della nostra regione.

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio