Con settembre si ricomincia ad affrontare i problemi di finanza pubblica nei quali devono trovare posto non la propaganda ma scelte precise sulle condizioni di lavoro legate alla sicurezza, sui redditi da lavoro dipendente e pensioni che attendono giustizia da un sistema fiscale iniquo e finora acquiescente nei riguardi della grande evasione e, per quanto ci riguarda, su misure che rilancino concretamente gli investimenti.
Un primo segnale interessante sembra giungere dall’incontro a Palazzo Chigi fra Governo e sindacati cui sembra venire riconosciuto quel ruolo che negli ultimi anni era stato invece svilito rimanendo inascoltato anche quando indicava i rischi e gli errori di certe politiche dirigiste.
Ma il vero test sarà costituito dalla manovra che si va elaborando e nella quale deve trovare posto anche una qualche risposta ai disagi crescenti della Capitale sempre più abbandonata a se stessa in modo davvero inaccettabile.
Roma per le famiglie e i lavoratori sta diventando più che una matrigna un vero e proprio pericolo pubblico: lo stato dei trasporti, la sporcizia, il degrado ambientale, la mancanza di manutenzione stanno toccando livelli che mai avremmo immaginato di dover constatare.
Inoltre, si accentua la decadenza industriale della città dove aumenta l’allarme per le prospettive occupazionali e rende più complicate le relazioni fra le parti con difficoltà sul piano contrattuale.
Ma ci sono due problemi sui quali è urgente una svolta: dopo otto mesi e mezzo i morti sul lavoro sono saliti a 621 vittime facendo del 2019 un anno record, senza dimenticare che già nel 2018 il tremendo bilancio di vittime era salito oltre quello registrato nel 2017. Siamo ad una escalation nella quale purtroppo brilla l’assenza colpevole di volontà politica nell’affrontare sul serio la questione. Fino a quando si faranno leggi come quella sullo sblocca cantieri che di fatto aumentano la discrezionalità ed allentano i vincoli senza garantire peraltro efficienza al sistema dell’edilizia e fino a quando ci si limiterà all’indignazione di circostanza non si potrà giungere ad una reale svolta che invece è quanto mai necessaria. Occorre che il Governo ascolti di più i sindacati, ma serve anche imporre un nuovo costume nel lavoro che promuova davvero il rispetto della vita e della dignità dei lavoratori. Non possiamo più accontentarci di promesse e non è più sopportabile l’indifferenza.
Ma in questo periodo torna d’attualità la lotta all’evasione fiscale. Sarebbe ora di fare sul serio. Ma il peso fiscale che grava sui lavoratori, su quelli edili per quel che ci preme va ridotto in modo netto e questo intervento va considerato una priorità. Si minaccia il carcere per la grande evasione: finora però ogni qualvolta si è levata questa minaccia l’unico vero risultato conseguito è stato quello di arrivare o ad un condono oppure di osservare malinconicamente se non con giustificata rabbia dei contribuenti onesti che la montagna di soldi evasi ed elusi continuava a crescere inesorabilmente. Non è più possibile procedere in questa direzione e non è solo una questione di consumi depressi perché le tasche dei lavoratori sono sempre più vuote. E’ un problema di tenuta sociale legato ad un più importante problema di giustizia. Se davvero si vuole cambiare qualcosa ci si rimbocchi le maniche e si dimostri di voler assumere l’impegno di imboccare strade molto diverse dal passato. La Feneal di Roma chiede e si batterà perché questa piaga dell’evasione sia finalmente combattuta.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio