Contratto integrativo del settore edile a Roma

Contratto integrativo del settore edile a Roma

Sette anni sono tanti eppure alla fine l’abbiamo spuntata ed il contratto integrativo del settore edile a Roma è giunto in porto malgrado le grandi difficoltà’ di questo periodo per il settore. Un buon viatico per guardare avanti. Il sindacato è questo: mai abdicare al dovere di garantire condizioni migliori per i lavoratori; mai dimenticare che la contrattazione resta il pilastro su cui fondare le tutele da garantire ai lavoratori edili. Ogni passo in avanti in questa direzione, questo rinnovo lo è , diventa anche un segno di controtendenza nei riguardi delle tante crisi aziendali che angustiano tante famiglie. Un segnale di speranza che può contrastare le incertezze che una situazione economica difficile porta con sè il nuovo contratto integrativo scatterà dal primo gennaio 2020.

Certo di questi tempi con tante imprese in crisi per l’immobilismo delle Istituzioni, la componente salariale deve fare i conti con la realtà. Eppure siamo riusciti ad ottenere miglioramenti su due capitoli importanti come i trasporti e le mense. Ma questo contratto può segnare una svolta di grande valore soprattutto su una questione cruciale per le condizioni contrattuali: abbiamo conquistato, è la parola giusta, il diritto ad istituire presso le casse edili un ufficio attraverso il quale si potrà aggredire finalmente il nodo del dumping contrattuale. Con una intesa presso la Prefettura, infatti, si potranno attivare controlli da parte delle strutture pubbliche in grado di verificare la congruità dei contratti esistenti nei cantieri. In questo modo si ridurranno le diseguaglianze nei luoghi di lavoro ed assurde divisioni, ma anche i fenomeni di concorrenza sleale che si basa su risparmi illegali sul costo del lavoro. Questo costo va ridotto ma con interventi dello Stato non con la furbizia del ”fai da te”.

Il dettaglio del contratto che è innovativo ma anche conseguente alle decisioni prese con il contratto nazionale, sarà oggetto di illustrazioni nei luoghi di lavoro. Ma va sottolineato un duplice aspetto: in primo luogo esce rafforzata la bilateralità specialmente per quel che riguarda il drammatico problema della sicurezza del lavoro. Lo spirito partecipativo, si badi bene, che si voleva da qualche parte sminuire negli stessi giorni nei quali si voleva colpire il ruolo del sindacato, per metterlo all’angolo, è invece destinato a crescere nel tempo. La direzione di marcia del nostro contratto è proprio questa.  Lo esigono del resto i cambiamenti in atto nella produzione e nelle altri attività economiche. Senza partecipazione questa incessante stagione di rivoluzioni tecnologiche e di mutazioni negli assetti imprenditoriali non si potrà controllare e governare. Noi ci muoviamo in questa direzione. In più va considerato il fatto che emerge un criterio di giusta premialità per le imprese che interpretano il loro ruolo con correttezza e con pieno rispetto degli impegni contrattuali. Questa scelta può favorire anche un salto di qualità nelle relazioni industriali e quindi nel rapporto che il sindacato deve intrattenere con le controparti. Ci sono dei vantaggi, dunque, ma si aprono anche percorsi importanti per il futuro. Inutile dire che questo esito è stato possibile per l’unità fra le tre sigle sindacali ma anche per la capacità sindacale di guardare avanti. Questo atteggiamento unitario e costruttivo è stato alla fine colto anche dalle imprese cui va dato atto di aver convenuto che in un momento critico per il settore il modo migliore per reagire non è quello della contrapposizione ad oltranza ma è quello di saper dialogare, scegliere e decidere con sindacato e lavoratori. Un buon risultato dunque che oggi ci permette di essere ancora più incisivi in vista dei grandi problemi che abbiamo di fronte.

 

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio