È innegabile che stiamo attraversando un periodo molto difficile. Colpisce non a caso la franchezza con la quale il quasi Presidente Usa, Biden, ha invitato gli americani ad affrontare un inverno difficile, malgrado i promettenti esiti della ricerca sul vaccino. In tempi difficili occorre dire la verità. Ma dobbiamo essere convinti che siamo in grado di reggere e di andare avanti, soprattutto se la vera priorità di questa fase diverrà per tutti e per davvero la tutela della salute, mettendo da parte polemiche inutili ma anche quelle preoccupazioni di perdere il consenso che al dunque fanno solo accumulare ritardi rispetto agli interventi necessari.
Ma soprattutto ci vuole dialogo. Quel dialogo che ha permesso al mondo del lavoro di mantenere attiva la produzione ed aperti i cantieri in una situazione di sicurezza certamente superiore a quello che avveniva nella nostra società. Il confronto ed i tavoli permanenti che abbiamo messo in funzione della difesa della sicurezza sul lavoro hanno dato i loro frutti, anche se non possiamo ignorare che il virus è presente ovunque. Eppure, non ci sono stati finora casi di focolai devastanti nei luoghi del lavoro. Questo si deve appunto alla capacità delle parti sociali di affrontare e dare soluzione ai problemi che erano emersi con la diffusione del Covid. Un metodo che oggi deve essere più che mai tenuto in considerazione. Evitando che qualcuno si sottragga ad esso come avviene purtroppo anche nel caso di realtà istituzionali.
Proprio perché l’avanzata del virus procede in modo pericoloso, si deve mantenere viva la consapevolezza che possiamo controllare quel che avviene solo confrontandoci e monitorando la realtà dei fatti. Naturalmente nella nostra realtà delle costruzioni questo è stato meno possibile nei piccoli cantieri dove la presenza sindacale fatica ad affermarsi. Ma in questo caso occorre agire sul piano territoriale e sono fondamentali gli interventi e la partecipazione della Regione, non sempre presente, e del comune. Inutile girarci attorno: occorrono anche più controlli. Ma proprio perché l’età coinvolta nella diffusione del virus si è abbassata e quindi ha raggiunto coloro che sono in attività lavorativa, sempre di più dobbiamo alzare la guardia e tenerla ben alta.
Questa esperienza però ci dice anche un’altra cosa: il ruolo fondamentale del sindacato. È la sconfessione migliore di quanti nel passato, anche nel mondo imprenditoriale, facevano a gara per dichiarare l’inutilità delle relazioni industriali, come se fossero un retaggio del passato. Oggi invece si constata che quelle relazioni negoziali e la stessa azione sindacale si stanno sforzando in modo tangibile e tale da contenere i rischi derivanti dal virus tutelando un bene primario come la salute e, salvando al tempo stesso le opportunità di lavoro. Coloro che ritengono ancora adesso che la flessibilità ed il liberismo siano le carte vincenti per la crescita, e non lo sono, hanno di che meditare. Noi intanto procediamo con determinazione sul nostro percorso che è quello di stare sul campo e di affrontare la sfida della pandemia con proposte e presenza. Un compito difficile ma che va assolto fino in fondo. Semmai il problema è un altro:
avere a che fare con scelte politiche e istituzionali che favoriscano l’interlocuzione reale sui problemi che abbiamo di fronte. Certo non è un bel segnale sapere che ci si affretta a procurare ristori generosi alle discoteche, quando la erogazione della Cig in alcune realtà segna ancora il passo. proprio per tali motivi però la spinta sindacale a concentrarsi su quanto vi è di più essenziale in questo momento appare come necessaria ed insostituibile.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio