Il 2021 si preannuncia come un anno cruciale per il nostro futuro. In questi giorni gira un video nel quale gli operai di un gruppo industriale che vuole chiudere l’attività, stazionano davanti Montecitorio a Roma ed offrono ai parlamentari il loro calendario. Uno di questi lo sfoglia. Un gesto di solidarietà certo, ma attenzione: non abbiamo bisogno di una politica che gira il calendario, semmai di una politica che si rimbocca le maniche e anticipa…il calendario.
Quello che dovrebbe contare ed ancora non si vede, è l’approccio ai gravi problemi che abbiamo di fronte. Si pensi per un istante al tema, sempre centrale per noi, della sicurezza, quella contro il covid e quella sul lavoro più in generale. Ebbene in questo caso la Uil con “zero morti sul lavoro” ha lanciato un segnale chiaro, indicando, insieme a noi della Feneal UIL, fra gli impegni principali per il 2021 quello di una decisa azione per scongiurare gli incidenti sul lavoro e per una tutela efficace della salute sul lavoro. Non è, questo, un aspetto marginale se pensiamo che la auspicata ripresa produttiva ed economica di solito porta con sé anche un triste aumento degli infortuni e delle vittime sul lavoro. Così è avvenuto in passato, così non deve accadere nel prossimo futuro. Ma anche in questo caso il ruolo del sindacato va riconosciuto da Istituzioni locali e dalle imprese. Quando si è discusso attorno ad un tavolo di problemi concreti, si è riusciti a trovare soluzioni utili. È il caso dei protocolli stipulati nella emergenza dell’epidemia e che hanno funzionato. Questa è la strada da seguire. Così come va notato che sicurezza sul lavoro vuol dire controlli mirati ed efficaci senza appesantire inutilmente l’attività delle imprese, ma puntando su un reale coordinamento delle attività ispettive e, soprattutto, rafforzare la prevenzione e la formazione coinvolgendo sempre di più gli Enti bilaterali del settore e i nostri Rls e rlst.
Quest’anno, poi, siamo nella singolare situazione che la ricerca delle risorse è l’ultima delle necessità con il Recovery fund, mentre sarebbe urgente diradare la confusione su di esso e creare rapidamente le condizioni per discutere progetti in un dialogo sociale rinnovato e molto, molto concreto. Questo vale soprattutto per Roma e per la nostra regione. Finora i rapporti restano sporadici, in qualche caso – vedi Roma – praticamente inesistenti. Se è così che ci si prepara ad affrontare la questione dell’utilizzo delle risorse destinate alla nostra città, possiamo affermare che questo è il modo peggiore possibile. Specie per un settore come il nostro, quelle delle costruzioni, che inevitabilmente appare come l’insostituibile volano della ripresa economica della città e della nostra regione.
Cosa manca per arrivare preparati a questo fondamentale appuntamento? Non è solo una questione di progetti, visto che le necessità di Roma sono evidenti, dalle reti di trasporto alla rigenerazione urbana e delle scuole, dagli interventi sulla digitalizzazione a quelli per la conservazione del patrimonio archeologico e artistico, ma, in particolare visto il difficile momento, con una attenzione particolare alla situazione sanitaria nel territorio. È soprattutto una questione del come si interviene, come ci si attrezza per monitorare le future aperture di cantieri, che tipo di intelaiatura organizzativa deve supportare i progetti e la loro attuazione, a partire da distretti nei quali sia possibile gestire un confronto continuo e costruttivo fra Istituzioni e parti sociali. Il dialogo sociale deve essere parte dei progetti, ne deve costituire uno dei motori essenziali. Senza di esso c’è il rischio fondato che si debordi ancora una volta in una sorta di autosufficienza politica che come abbiamo già visto produce più danni di quelli che risolve e soprattutto finisce col cadere in un immobilismo attuativo che oggi non ci possiamo permettere.
C’è dunque tanto da fare, ma anche da organizzare rivitalizzando un confronto nel merito dei problemi che latita da troppo tempo. Il sindacato ha dimostrato di essere pronto a questo ruolo con determinazione. Ma servono risposte dai suoi interlocutori. Risposte che non possono venire né da suggestioni preelettorali, né da coloro che si limitano a sfogliare un calendario.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio