Se volessimo indicare per il primo maggio di quest’anno uno slogan che tenga conto della attuale, ancora molto difficile, situazione, non potremmo che sostenere che questo è un primo “maggio di sfida”. Una sfida a non farsi piegare dalla pandemia, ma soprattutto una sfida che il piano del Governo Draghi propone per ritrovare la strada della crescita e di una società più giusta con le risorse del Recovery plan.
Per il nostro impegno sindacale si tratta di sfide molto concrete: garantire la sicurezza sul lavoro; affrontare la stagione del rinnovo del contratto nazionale che si è aperta con la presentazione della piattaforma unitaria alle controparti. Diventare protagonisti del nuovo capitolo che si dovrà aprire al più presto sul riavvio delle opere pubbliche in grado di ripartire.
Quest’anno la…volata al primo maggio l’ha tirata la festa della Liberazione del 25 aprile con una evidenza che si era in parte smarrita. Molto poco commemorazione retorica, molto di più richiamo ai valori civili che possono sostenere uno sforzo immane per ritrovare il passo dello sviluppo ed in esso una vera e concreta centralità del lavoro. Liberazione anche dagli egoismi, dagli odii, dalla ignoranza politica che diventa proterva occupazione del potere in taluni casi, dalla mancanza di solidarietà tanto necessaria in un periodo nel quale le diseguaglianze sociali sono riesplose.
Il piano del governo Draghi ha un elemento che colpisce: affronta le questioni fondamentali della crisi e dei ritardi del Paese, ma assieme fa emergere i profili delle persone in carne ed ossa di questo Paese alle quali va data risposta: i lavoratori, i giovani, le donne, gli anziani.
L’attuazione sarà un banco di prova severissimo; non possiamo non farci la domanda che l’attuale stato della politica rende inevitabile: la classe dirigente sarà in grado di supportare quel programma di 318 pagine? La pubblica amministrazione sarà all’altezza della situazione soprattutto dopo la giusta indicazione di termini e date per le opere ed i progetti? Ed ancora la società civile sarà in grado di sostenere questo sforzo opponendosi anche ai rischi di corruzione come è avvenuto anche in passato?
Inutile dilungarsi su questi interrogativi. E’ importante che nessuno si sottragga all’obbligo di assumersi responsabilità precise. E’ decisivo partire al più presto per capovolgere questa tremenda condizione sociale fatta più di assistenza che di lavoro.
Nel Lazio la sfida è molto importante: dovrebbero rifluire circa 10 miliardi per opere che attendono da tempo di diventare realtà e opportunità di lavoro. Ricordiamo le più importanti: dalla metro C prolungata fino a Piazzale Clodio come era nel progetto originario alla Cisterna-Valmontone, alla chiusura dell’anello ferroviario che attende da tempo biblici questa soluzione, ai lavori sulla Salaria. Ma c’è molto di più: si dovrà intervenire sulla ristrutturazione di scuole, sulla manutenzione del territorio, sul sistema dei rifiuti ed altro ancora.
Insomma il nostro settore può tornare a svolgere un ruolo determinante per uscire dalla casella mortificante ed angosciante della disoccupazione e rafforzare quella assai più dignitosa della occupazione.
Questo scenario impone al sindacato la esigenza di essere quanto mai vigile e presente. Avremmo preferito in realtà uno sforzo maggiore anche per il superbonus da estendere per l’interno 2023. Se non altro per il fatto che il 2020 è stato buttato via dall’inerzia governativa e da procedure complicate. L’annuncio di una sua semplificazione non può che essere accolto con favore.
Dalla nostra parte abbiamo forti il senso dell’unità fra lavoratori e sindacato. Esso è uno dei valori fondanti della stessa festa del lavoro che ha marcato sempre la volontà del mondo del lavoro di saper guardare avanti e non arrendersi mai di fronte alle difficoltà Un testimone che raccogliamo anche quest’anno con tutta la nostra determinazione.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio