Un cultore di Roma, della sua dignità in particolare, ebbe a dire una volta: “non si deve fare di Roma uno scenario decorativo, ma una fonte, un centro di vita”. Oggi potremmo dire che tutto questo è possibile solo se si agisce sul fronte del lavoro. Mentre leggiamo di programmi ambiziosi, siamo costretti a fronteggiare blocchi ed immobilismi pratici che stridono con la retorica politica. E siamo più che mai convinti invece che fare politica nella crisi occupazionale che appare, dati Istat alla mano, sempre più grave, evidente ed ampia, voglia dire rimuovere ogni ostacolo che impedisce il lavoro, l’attività delle imprese. Francamente ci interessano assai poco scontri politici e liturgie sulla legislatura, molto di più invece vorremmo che fosse a cuore di tutti la sorte di questo 2021 che rischia di protrarre disagio sociale e crisi economica, recuperando quindi coesione ed azione.
Prendiamo un caso emblematico di opportunità finora mancata, vale a dire l’utilizzo del bonus del 110% per risistemare stabili, appartamenti, seconde case e quant’altro. In esecuzione c’è pochissimo, ma la ragione addotta è desolante, troppa confusione burocratica. A questo punto il prolungamento al 2022 del bonus potrebbe suonare come una beffa, non come un atto di buon senso, se nel 2021 non si riparte come sarebbe possibile, creando lavoro e reddito. Ecco uno dei “blocchi” che andrebbe rimosso con rapidità. Anche perché nel frattempo si debbono constatare paradossi, denunciati anche dalla autorità cittadina: vale a dire che si può usufruire del bonus per interventi nelle case popolari ma non nel patrimonio comunale che ne avrebbe bisogno e potrebbe assumere il ruolo di un potente volano.
Ma la confusione regna anche su altre questioni cruciali: il governo aveva finalmente attivato la procedura per indicare i commissari straordinari di varie opere pubbliche ritenute prioritarie. Ma per la nostra regione è sparita ad esempio la designazione per la Roma-Latina che fa parte di un progetto di più ampia portata. In questo caso, insomma, c’è domandarsi: il commissario che fine ha fatto? Anche per tale motivo abbiamo chiesto come sindacati delle costruzioni di fare il punto in Regione sul piano infrastrutture. E’ indispensabile capire cosa ci dobbiamo aspettare, ora che siamo all’inizio dell’anno e che si può agire con tempestività prima di piombare in una primavera-estate densa di incognite occupazionali e sociali.
E siamo altresì impegnati a fare chiarezza su cosa si intende fare in vista del Giubileo del 2025 che potrebbe rivitalizzare non solo l’intero settore ma anche quelle altre attività in Roma e nella regione che sono state duramente colpite durante la pandemia, come il turismo ed il terziario. La necessità di offrire una concreta prospettiva avrebbe anche un importante valore sul piano psicologico, ridando quella fiducia che è crollata nel nostro tessuto sociale, o, peggio, si è trasformata in aperta sfiducia e pessimismo, tanto che non a caso nel consuntivo occupazionale dell’Istat cresce il numero di coloro che non cercano più il lavoro.
Da dirigenti sindacali non possiamo che incalzare le Istituzioni: non era mai successo con queste dimensioni che tutti gli indicatori del lavoro segnalassero gravi problemi: quello della occupazione femminile in primo luogo, ma anche quello del lavoro dipendente stabile, del lavoro a termine, delle tante forme di precariato, come pure del lavoro autonomo. Un cedimento complessivo che deve spingere a non perdere tempo. Ma che deve mettere all’erta pure sui rischi che questo calo evidente potrebbe avere sulla stabilità dei nostri conti previdenziali. E’ incredibile intanto che non si provveda, come tante volte il sindacato e la Uil in particolare ha chiesto, a distinguere spesa previdenziale da quella assistenziale, enormemente cresciuta.
Le risorse europee che vanno acquisite certamente possono aiutare a risollevarci. Ma se ci limitiamo a contemplare i colli di bottiglia che impediscono di ripartire, non c’è Europa che tenga, il 2021 potrebbe riservarci amare soprese.
Siamo in tempo per evitare tutto questo. Il sindacato, la Feneal Uil di Roma e Lazio c’è e ci sarà. Non daremo tregua, vogliamo scelte chiare, decisioni tempestive. L’atmosfera politica non è delle migliori, ma l’economia reale, la nostra regione, la nostra città non possono attendere. E la pazienza sindacale non è eterna. Abbiamo buon senso, realismo, concretezza, ma ci aspettiamo che ad essi si corrisponda. Finora, va ammesso, sono troppo pochi i segnali in questa direzione. Faremo tutto il possibile affinché questi segnali aumentino.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio