DA PASQUA AL PRIMO MAGGIO, TANTI SIMBOLI DA RILANCIARE.

DA PASQUA AL PRIMO MAGGIO, TANTI SIMBOLI DA RILANCIARE.

Una fine del mese di aprile ricca di simboli importanti per la nostra vita sindacale: la pace evocata dalla Pasqua; la libertà dal 25 aprile; l’Europa dalla manifestazione promossa dal sindacato europeo il 26  aprile a Bruxelles; la sicurezza sul lavoro che rivendicheremo il 30 aprile a Roma; il lavoro nella festa del primo maggio.

Pace, libertà, destino europeo, sicurezza, lavoro: in queste semplici parole ci troviamo un lungo cammino del movimento sindacale che ha conquistato spesso a caro prezzo, certamente con sacrifici, lotte dure, impegno generoso  una migliore civiltà del lavoro che però non è mai al riparo per sempre dai pericoli di involuzione e dai pericolosi passi indietro. Nel frattempo il mondo è cambiato profondamente e continua in una avvicendamento di protagonisti e di nuovi problemi che pongono la legittima domanda : se quei simboli sono ancora attuali.

La pace, lo constatiamo osservando la tragedia libica e dell’immigrazione, è ancora e sempre un obiettivo. Il sindacato le ha attribuito sempre un grande valore perché ha combattuto le tante schiavitù, l’oppressione della dignità umana e del lavoratore, l’esclusione sociale e l’emarginazione. Solo attraverso sistemi pacifici di confronto e comprensione, di lotta decisa al malaffare ed agli estremismi, si può immaginare di poter affrontare le grandi emergenze di questo terzo millennio. E’ un percorso stretto con molti ostacoli, a partire dalla ottusità di certi sovranismi, che richiede anche al riformismo di cui facciamo parte un esame di coscienza sugli errori fatti, ma che deve essere percorso.

La libertà o è retorica inutile, e ne abbiamo sentita tanta, oppure è un presidio da alimentare ognuno per la propria parte. Il sindacato ne ha una da assolvere di grande valore: quella dei diritti che spettano a chi lavora, quella di poter liberamente contrattare le condizioni di lavoro, quella di proporre e battersi, come nel caso del nostro settore, per politiche che siano progettuali, guardino lontano e non si esauriscano nel possesso del potere, quella di combattere le ingiustizie che sono il primo grande limite al godimento di una vera vita libera.

L’Europa non è né una matrigna, né un oracolo da venerare. E’ la nostra storia, lo sarà ancora specie quando si capirà che nel mondo dove è in atto una grande sfida per l’egemonia politica e tecnologica, illudersi di sopravvivere nei propri confini blindati rischia di condurre i nostri figli ed i nostri nipoti verso un futuro disastroso. Ma il sindacato, la Uil, ha voluto sempre che si agisse per l’Europa sociale non per quella della finanza, per l’Europa solidale e non quella di una sommatoria di egoismi, per un’Europa dei valori, non per quella burocratica e saccente che sa solo imporre scelte di rigore che creano squilibri, privilegi inaccettabili, miseria e precarietà estese.

E poi c’è la sicurezza sul lavoro: il decreto sblocca cantieri ha confermato tutte le nostre perplessità e le nostre critiche evidenziate il 15 marzo scorso con lo sciopero del settore edile.  Se così sarà siamo di fronte ad una involuzione di norme e regole conquistate negli anni intese a ridurre morti sul lavoro ed infortuni che proprio in questo primo scorcio del 2019 sono drammaticamente cresciuti nell’indifferenza governativa e politica. E’ ancora un terreno di lotta concreta e costante per il nostro sindacato e non lasceremo nulla di intentato per impedire che i cantieri si trasformino in trappole di morte.

Infine il primo Maggio, la festa del lavoro. Meglio sarebbe chiamarlo la sfida per il lavoro. E’ una ricorrenza che ci ricorda il meglio dell’impegno sindacale del passato e ci spinge a mantenere questa tradizione viva affinché essa sia davvero il momento nel quale soprattutto i giovani sentano che il sindacato è vicino alle loro attese, alle loro paure, al loro bisogno di essere sostenuti nella ricerca di un’occupazione che sia anche la promozione della loro capacità e della loro dignità. Questa è la vera sfida che il Sindacato dovrà vincere in questi anni. Il primo maggio è festa del lavoro fino a quando ci sarà un sindacato unito e forte in grado di garantire tutele fondamentali ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati, senza scontri generazionali, senza divisioni territoriali o di genere, o di settore. Perché anche da questo sforzo sindacale dipende la conservazione di una coesione sociale senza la quale il Paese, la nostra economia non può progredire.

Intanto la Feneal Uil di Roma e Lazio porge a tutti i nostri iscritti, a tutti i lavoratori i migliori auguri di Pasqua. Nella convinzione che essi sono un patrimonio fondamentale da valorizzare non solo per crescere come Feneal ma anche per garantire una volontà di andare avanti che mai come in questo momento serve a Roma ed al nostro Paese.

 

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio