Ancora una volta dobbiamo assistere alle polemiche politiche che fanno premio sulle scelte che riguardano, soprattutto in questo periodo assai incerto, il futuro economico del Paese. È facile capire che si sta parlando della discussione sorta dopo che è stata resa nota la presenza di abusi “miliardari” nella gestione del bonus del 110%.
È chiaro che gli abusi vanno repressi con grande fermezza. Lo sforzo che si deve compiere nel settore delle costruzioni non è quello di allargare la…giungla delle situazioni imprenditoriali e lavorative, ma semmai di restringerla il più possibile.
E non può incantare la levata di scudi che nel mettere in dubbio l’entità degli abusi in realtà tenta maldestramente di difendere le origini del bonus che invece come si è constato, erano viziate da una scrittura delle norme che ha reso per mesi impossibile il pieno utilizzo della misura agevolativa. Con il governo Draghi le cose si sono in parte chiarite, ma resta il nodo cruciale dei controlli che pare essere una sorta di maledizione della vita economica e sociale. Servono controlli attenti sul bonus, ma ancora di più controlli incisivi sulla sicurezza del lavoro di cui nessuna forza politica sembra volersi occupare seriamente. Così assistiamo alla polemica sull’assenza di controlli efficaci limitata al solo bonus, mentre invece andrebbe rivisitata seriamente l’intera materia dei controlli, tenendo conto che si sta discutendo di riforme e non di aggiustamenti del sistema economico e sociale.
Insomma, la situazione che si è creata non ci convince. Non vorremmo che si assista al solito polverone senza conseguenze in grado di cambiare effettivamente il contesto nel quale imprese e lavoratori si trovano a lavorare.
Ed è singolare che questa deprecabile emersione di “furbizie” non venga accompagnato da una riflessione sulla necessità di ricreare uno scenario complessivo di legalità nel quale devono trovare posto come priorità sia il rilancio della attenzione alla sicurezza, sia il disboscamento reale di forme contrattuali e di gestione irregolari che penalizzano i lavoratori e le imprese che agiscono con correttezza.
Manca un approccio sistematico ai problemi che riguardano tuttora il vero volano della ripresa economica del Paese, specie ora che l’inflazione morde i redditi e che il peso del costo delle materie prime condizionerà la ripresa produttiva per non poco tempo.
Sembra quasi che non ci si accorga della estrema delicatezza della situazione economica e sociale. Si continua, in politica almeno, ad andare avanti più con slogan che con scelte riformatrici. È invece necessario privilegiare proposte di svolta reale. Lo chiediamo in particolare per la nostra regione e per Roma. Siamo convinti che si possa fare un buon lavoro nella direzione di ridare un ruolo centrale al settore delle costruzioni. Ma occorre un dialogo continuo ed ascolto alle proposte delle forze intermedie da parte delle Istituzioni locali.
Le condizioni per andare avanti ci sono, ma vanno colte non con le rivalità fra forze politiche, bensì con il confronto su quello che va cambiato, va chiarito, va implementato per dare continuità alla attività produttiva.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio