Siamo giunti al termine di un 2019 assai impegnativo. Lo dimostra il fatto che ancor prima di Natale il sindacato è sceso in piazza per ribadire con determinazione e forza la necessità che il Governo la smetta di dare assicurazioni generiche sulle importanti crisi industriali ed agisca concretamente per impedire l’impoverimento del nostro tessuto produttivo. Gli edili sono stati in prima fila in questo impegno e sono grato di vero cuore per questa forte testimonianza di attaccamento al sindacato mostra dai nostri militanti e dirigenti della Feneal di Roma e del Lazio. Le difficoltà che ci aspettano l’anno prossimo non sono poche ma abbiamo la consapevolezza di essere in grado di affrontarle e di garantire ai nostri lavoratori tutele e prospettive degne di un’economia che faccia del settore delle costruzioni un pilastro per tornare a crescere.
Certo le condizioni attuali non sono delle migliori. Invece della riapertura di migliaia di cantieri è arrivata l’ennesima conferma che il regime degli appalti è prigioniero di logiche burocratiche assurde, mentre l’unica discrezionalità concessa è quella che riguarda i diritti dei lavoratori. Questo non è accettabile. A quanto pare, infatti, il nuovo regolamento degli appalti sarebbe uno sterminato rosario di 253 articoli che farebbe salire a ben 493 norme il complessivo armamentario legislativo per affrontare la questione degli appalti pubblici. Così non si va da nessuna parte. E naturalmente in questa giungla senza fine spuntano anche norme paradossali come quella che imporrebbe (e che speriamo venga corretta…) ai progettisti di prevedere anche la cosiddetta “opzione zero” vale a dire il caso nel quale l’opera non si debba fare. Assurdo: già i cantieri non si aprono, poi invece di incoraggiare il rilancio delle opere pubbliche si apre alla facoltà di rimangiarsele. E’ chiaro che in questo pasticcio normativo si intravede il fantasma della Tav. Ma siamo seri: la questione è molto più rilevante perché riguarda il lavoro ed il futuro di un settore falcidiato dalla recessione come pochi e che stenta a riprendersi senza gli interventi a…gamba tesa della burocrazia.
Le nostre proposte però costituiscono una piattaforma capace di affrontare anche ostacoli di questo tipo. Dalla grande manifestazione di marzo a Roma non abbiamo cessato di incalzare Governo e Parlamento in nome dell’interesse generale a rimettere in pista un settore che potrebbe rianimare l’intera economia del Paese che invece continua a perdere colpi. E questo è soprattutto vero a Roma dove la sfida al degrado si vince soprattutto se l’economia della Capitale e della Regione viene sostenuta a partire dal nostro settore che non vuol dire solo migliaia di posti di lavoro ma anche recupero di una dignità e di una qualità della vita consona alla Capitale della Repubblica.
Abbiamo ancora molto da fare, lo stiamo facendo con unità e con scelte realistiche. Lo faremo ancor più convinti che il sindacato è il vero baluardo al declino economico e sociale. Certo, devono ascoltarci. E noi siamo decisi a fare in modo che ciò avvenga. Il sindacato è e resta vitale: lo dimostra il fatto che abbiamo rinnovato un importante contratto nazionale ed uno integrativo nella nostra sfera di competenza. Ponendo questioni che vanno oltre il contingente ed ottenendo dalle controparti risposte che vanno verificate nei fatti. Ma ci siamo e ci saremo sui problemi che riguardano il mondo del lavoro e che se nella politica economica non hanno ancora quella centralità che dovrebbero avere, per noi ce l’hanno e l’avranno nel prossimo futuro. Di questo si deve star certi: siamo decisi ad affermare la priorità del tema lavoro più che mai. Intanto un affettuoso augurio a tutti i nostri lavoratori e militanti della Feneal Uil di Roma e Lazio. Noi siamo sindacato anche perché sappiamo coltivare non solo idee comuni e voglia di batterci per essa, ma anche quel legame solidale che ci permette di sentirci davvero uniti.
Buone feste.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio