“Non importa cosa trovi sotto l’albero, ma chi trovi intorno” recita un detto natalizio. Bene, le riuscitissime manifestazioni del giorno dello sciopero generale promosso da Uil e Cgil, hanno dimostrato che lo spirito di quella azione di lotta è stato compreso e sostenuto dai lavoratori. Lo hanno tacciato di ribellismo quello sciopero, hanno tentato di sommergerlo con dati e cifre in grado di dimostrare che la manovra è il meglio possibile, ma non ci sono riusciti. La realtà dei fatti è più forte di ogni rappresentazione ad arte dei motivi che hanno determinato il ricorso alla lotta in piena autonomia e con proposte molto concrete. La Uil guidata dal nostro Segretario Generale, Pierpaolo Bombardieri ha dimostrato invece cosa voglia dire essere autentici riformisti: avere coraggio, difendere con forza le ragioni di chi sopporta ogni giorno un disagio reale, esporsi in modo tale da costringere gli interlocutori a misurarsi su scelte che non conducono a mezze riforme o ad interventi di breve respiro, ma verso quelle svolte che devono servire a restituire in primo luogo dignità al lavoro.
I problemi che abbiamo di fronte dimostrano che occorreva scuotere il Paese: il rischio che la ripresa poggi ancora una volta su una enorme precarietà del lavoro rimane intatto e va combattuto, soprattutto per il futuro dei giovani; la questione previdenziale è ancora davanti a noi e per quanto riguarda il nostro settore edile non deve risolversi con una pacca sulle spalle ma con il riconoscimento preciso dell’usura che questo lavoro porta con sé; la crisi energetica richiede una strategia di lungo periodo che può essere efficace solo con un confronto effettivo con le forze sociali; l’inflazione su cui fino a poco tempo fa in tanti, politici soprattutto, facevano spallucce, si è rimessa in moto ed eroderà soprattutto i redditi da lavoro e le pensioni se non si andrà oltre le misure contingenti.
Non abbiamo agitato solo delle bandiere o degli slogan come altri invece hanno fatto in passato in cerca di facili consensi; abbiamo sollevato questioni vitali per qualificare la manovra espansiva che per essere davvero tale deve privilegiare il disagio sociale e realizzare una sostanziale equità. È il caso della riforma fiscale: non ci si venga a dire che è solo un inizio, quando in precedenza si è largheggiato con i trasferimenti alle imprese, quando poi si sono generosamente privilegiate le partite Iva. Ma il colmo è che neppure ora i maggiori beneficiari degli interventi in manovra sono i bassi redditi da lavoro e da pensione-
Insomma c’è molto da fare, tantissimo. La spinta che arriva dalle piazze gremite e con una combattività confortante sarà ora utilizzata per fare del confronto con il Governo una opportunità di concreto cambiamento. Non è e non sarà facile, lo sappiamo. Ma il mandato che ci viene da tanti lavoratori di certo non sarà disatteso.
I primi mesi del 2022 diverranno quindi cruciali per stabilizzare una crescita incerta anche per la sempre aggressiva pandemia ed impedire che le diseguaglianze logorino in modo preoccupante la tenuta sociale e intacchino, è bene non sottovalutarlo, anche quella democratica. Inutile negarlo: la politica è in una fase di grande debolezza propositiva, forse è perfino una delle emergenze più evidenti sulla quale riflettere seriamente. Pensiamo solo al gravissimo problema degli incidenti mortali sul lavoro. Mentre piovevano critiche sulla iniziativa di Cgil e Uil, al tempo stesso le notizie drammatiche di nuove vittime sul lavoro non sono riuscite a catalizzare in modo prioritario l’attenzione delle Istituzioni e delle forze politiche. Si preferiscono altri temi sui quali “apparire” come quello del futuro inquilino del Quirinale. Bene, allora noi diciamo con forza che ogni indifferenza su questa sequenza terribile di incidenti è diventata ormai una grave colpa. Una risposta poteva arrivare da subito attivando l’atteso decreto che doveva costituire una “stretta” su quanto sta accadendo in modo implacabile nei luoghi di lavoro, invece ci dobbiamo ancora chiedere dove esso sia finito…
La direzione di marcia che abbiamo sostenuto e che sosterremo non è dunque quella di una rotta di collisione con tutti e tutti. E’ invece la scelta responsabile di cogliere fino in fondo ogni possibilità di riformare profondamente quello che oggi non va, che è disatteso e si ritorce contro il lavoro e le fasce deboli della nostra società.
Ecco perché dopo un anno nel quale ci siamo battuti con energia per rendere visibile l’utilità del ruolo sindacale in questa difficile situazione del Paese, la Feneal di Roma e del Lazio ringrazia di cuore tutti i suoi iscritti e militanti per il sostegno che ci ha accompagnato sempre. Ed il nostro augurio sentito di Buone feste e di un positivo 2022 sottolinea il fatto che siamo convinti che con questa determinazione, con questa coesione, con questa volontà di cambiare potremo dare un forte contributo a spingere il Paese, ed in esso Roma e la nostra regione, verso le sponde di una migliore e più stabile prospettiva per il lavoro e le condizioni delle nostre famiglie.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio