Non deve sfuggire il valore dell’accordo raggiunto da Cgil, Cisl e Uil sui licenziamenti che ha evitato grandi ingiustizie e tensioni sociali di cui il Paese non ha certo bisogno. L’accordo impedisce che gli imprenditori abbiano mano libera ed a quello che abbiamo visto era il loro obiettivo primario, sostenuto anche se in modo poco visibile da una parte della maggioranza che regge il Governo Conte.
Aver sventato questa deriva pericolosa è merito del sindacato che ancora una volta con unità e determinazione ha impedito che la difficile situazione sociale presentasse un conto salato ai lavoratori. Ora non ci sono alibi per i nostri imprenditori: non possono usar la crisi per ristrutturare le loro aziende, gettando dipendenti e famiglie sul lastrico. Questo esito può e deve avere due conseguenze: la prima riguarda la ripresa produttiva che può procedere più spedita e che può offrire al nostro settore e nel Lazio opportunità di lavoro che sono più che mai necessarie in questo momento.
La seconda è che Governo e partiti devono accettare il fatto che il sindacato è un protagonista indispensabile per uscire dalle difficoltà, lo ha dimostrato fin dall’inizio della pandemia e continua a farlo. Ecco perchè le riforme che vanno fatte, dagli ammortizzatori sociali a quella del fisco, non possono rimanere nel recinto degli interessi dei vari clan politici, ma devono divenire oggetto di confronto con le parti sociali, ed in primo luogo con Cgil, Cisl e Uil che hanno saputo mobilitare, proporre e condurre in porto una vicenda altrimenti insidiosa per la tenuta del nostro assetto sociale.
Occorrerà monitorare molto bene gli sviluppi di questa situazione che resta difficile nel Lazio come altrove. Ed è quello che faremo ben sapendo che comunque il consuntivo in termini occupazionali della pandemia è e resta preoccupante. Servono svolte molto più incisive a tutti i livelli. Segnali di ripresa si vedono ma non sono ancora nella nostra regione tranquillizzanti. La strada della crescita è in salita ed una economia sana e positiva può percorrerla solo se vi sarà un movimento sindacale attento e tenace nel difendere le ragioni e la dignità del lavoro.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio