“Costanza? Non chi comincia, ma chi persevera” pare abbia sostenuto Leonardo da Vinci. Ebbene sul grave problema della sicurezza ciò che conta è non limitarsi a reazioni isolate che, come abbiamo visto anche di recente, terminata la commozione del momento lasciano il tempo che trovano. La Uil ha dedicato quest’anno significativamente ad una campagna continua e determinata contro le morti del lavoro. Ma è tutto il sindacato che si muove nella stessa direzione, mentre va constatato che non altrettanta continuità esiste in un mondo politico ancora troppo affezionato ai litigi ed alle prospettive del potere.
Il 26 maggio si terrà una nuova e forte mobilitazione sui problemi della sicurezza e vi saranno presidi in alcune città italiane fra le quali Roma preceduti da diverse assemblee. Non sarà dunque possibile per l’opinione pubblica guardare da un’altra parte. Troppe situazioni reclamano una svolta decisa. Del resto la legge dalla quale si è sviluppata la normativa sulla salute è del 1965, una anno precedente perfino alle grandi lotte dell’autunno caldo ed allo Statuto dei diritti dei lavoratori. In un altro Paese si sarebbe provveduto ad un confronto con le parti sociali per dotare la nostra economia attraversata da una profondissima mutazione tecnologica e dell’organizzazione del lavoro di uno strumento legislativo che sia proiettato verso il futuro.
E non ci stancheremo mai di sottolinearlo, si deve tornare ad una strategia incisiva di prevenzione e di controlli. Se le nuove tecnologie portano con sé rischi per il lavoro, possono anche essere però utili per scongiurare morti ed infortuni. Ma occorre una nuova consapevolezza e soprattutto coerenza e concretezza.
Mutare questo triste orizzonte di incidenti sul lavoro deve restare una priorità. Anche perché la ripresa economica va sollecitata in ogni modo.
Siamo vicini ad una fase molto delicata per l’occupazione. Essa va affrontata, come chiede il sindacato, con garanzie precise per evitare un disastro sociale, ma anche agendo in modo che la ripartenza produttiva e del nostro settore delle costruzioni sia reale, tempestiva ed efficace. Mentre Roma, ormai risucchiata dal clima preelettorale per il Comune, tace (colpevolmente, diciamo noi) , con la regione Lazio siamo impegnati come categoria nella definizione di un protocollo che abbiamo proposto proprio per massimizzare, in uno scenario di chiarezza, le risorse che giungeranno dal piano europeo e le opportunità di ripresa del lavoro che verranno dalle opere commissariate. Abbiamo bisogno di risposte rapide e certe. Del resto il protocollo propone scelte già condivise a livello generale e nelle quali ci sono assunzioni di responsabilità importanti da parte sindacale. Ad esempio, va ricordato, non ricorrere agli straordinari ma lavorare nei cantieri h24 per incrementare l’occupazione ed eseguire in tempi certi le opere pubbliche. Ma ancor più importante deve essere l’atteggiamento che scaturisce dalla condivisione di questo protocollo. Vale a dire che la Regione deve comprendere che esso non può essere un atto di buona volontà, bensì il modo per fare fronte comune davvero al fine di fare diventare la sua applicazione un impegno inderogabile. Le imprese debbono comprendere che la ripartenza non può scontare disattenzioni e discrezionalità. E la Regione non può mostrare alcuna timidezza su questo versante. Dobbiamo invece ritrovare, ora che si profila finalmente un periodo di lavoro positivo, la capacità di muoverci tutti nella stessa direzione con la capacità di fare sistema. Le parti sociali possono farcela, le Istituzioni locali però non possono far mancare il loro ruolo.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio