La Uil ha perso uno dei protagonisti più autorevoli, Pietro Larizza. Lo ricordiamo con vero e sincero dispiacere ma anche con la gratitudine che si deve ad un dirigente che ha fatto realmente della Uil la sua bandiera di vita e di lavoro ed ha contribuito a renderla forte e rispettata. Ha guidato la Uil di Roma, poi l’ufficio organizzativo confederale ed infine da Segretario generale la nostra confederazione con la stessa tenacia, con la volontà di fare della Uil una protagonista della vita sindacale e politica. E c’è riuscito diventando fondamentale in uno dei periodi più difficili della nostra recente storia, quando nel biennio 1992-93 una terribile crisi mise in discussione la tenuta economica e sociale del Paese. Con il governo Ciampi di cui faceva parte come Ministro del Lavoro Gino Giugni le tre confederazioni affrontarono un complesso negoziato dal quale dipendeva il futuro economico e sociale dell’Italia. Pietro Larizza, assieme a Bruno Trentin e Sergio D’Antoni, non ebbe alcun timore ad affrontare questa trattativa, dimostrando il valore del nostro riformismo. E l’esito di quel confronto giovò alla ripresa economica ed evitò un collasso occupazionale. Quando un dirigente sindacale ci lascia, in realtà continua a vivere nella nostra passione e nel nostro lavoro di sindacalisti, per Pietro avverrà lo stesso.
Ed il modo migliore per rendergli omaggio è quello di continuare a fare bene il nostro impegno. Inutile dire che sul piano economico e su quello del rilancio del nostro settore si è perso già troppo tempo. Ora contano davvero solo i fatti, basta con le promesse, basta con le litanie, abbiamo di fronte una sfida che il Paese non può perdere e quindi ci si deve rimboccare le maniche ed agire. Agire a tutti i livelli, dal governo Draghi alla nostra regione, al comune evanescente di Roma. Ci saranno molti soldi da spendere, quelli europei, ma non vanno ammessi né ritardi, né dispersioni di risorse. Ed il nostro settore deve essere, come è logico che sia, centrale nella fissazione degli obiettivi di crescita.
Non possiamo fermarci più alle assicurazioni che i cantieri verranno sbloccati. È decisivo un cambio di passo.
Dal punto di vista sindacale poi abbiamo davanti a noi importanti appuntamenti come il confronto sulla bozza del rinnovo del contratto edile che impegna in questo periodo i nostri organismi sindacali. Abbiamo visto anche nel recente passato quanto sia importante difendere il contratto nazionale da ogni attacco strumentale che arrivava dal di fuori del movimento sindacale. È una tutela fondamentale specialmente in un periodo di grandi difficoltà come questo.
Naturalmente non va trascurata l’esigenza di affrontare le questioni aperte sul territorio. È importante a questo proposito che il recente incontro con la Regione Lazio abbia registrato la disponibilità di questa Istituzione a procedere verso un accordo simile a quelli già stipulati con Anas, Mit ed altre società che sancisce innanzitutto l’obbligo di applicare il nostro contratto nazionale, per contrastare il dumping contrattuale e l’introduzione di un sistema di verifica sulla forza lavoro occupata. Un accordo dove saranno indicate modalità concrete per consentire la consegna in tempi brevi di opere strategiche, puntando non sugli straordinari ma su aumenti occupazionali a fronte di un impegno lavorativo di 7 giorni su 7. Saranno previsti controlli più rigidi sulle imprese coinvolte comprese quelle in subappalto, più controlli sulla sicurezza e una maggiore formazione dei lavoratori anche tramite i nostri Enti bilaterali. La regione ha espresso un parere favorevole verso una intesa con questi capisaldi. Adesso ci attendiamo che si proceda celermente verso una conclusione positiva. Dobbiamo sforzarci di essere presenti, attivi e concreti su tutti i problemi più urgenti. Questi sono mesi che vanno capitalizzati, malgrado le insidie della pandemia, a favore del lavoro. Si osserva troppo poco che da parte sindacale lo sforzo di procedere uniti offre stabilità e coesione sociale. Viceversa, la politica non pare riesca fino in fondo ancora a comprendere che è il momento di abbandonare discordie ed odio e di tornare a costruire. Ed invece è proprio questo il compito che va assolto con determinazione.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio