“Non meno di quarantamila lavoratori edili hanno partecipato oggi pomeriggio alla manifestazione nazionale degli edili, una delle più imponenti, se non la più grossa in assoluto che la capitale abbia visto dal dopoguerra ad oggi” Era il 29 ottobre di 50 anni fa. 30 mila di quei lavoratori erano giunti da Roma e dal Lazio, altri diecimila da tutta Italia. La cronaca di quel giorno che abbiamo ricavato dall’Avanti ricorda che il lungo, vivace ed ordinato corteo si mosse da piazza della Repubblica per arrivare a Piazza Santi Apostoli. Lo slogan era semplice ed efficace: “Cgil, Cisl e Uil, edili in lotta per il contratto”. Si era 50 anni fa, in pieno autunno caldo. I lavoratori della nostra categoria, 900 mila all’epoca, erano impegnati in una dura lotta per ottenere il rinnovo del contratto nazionale assieme ad altre grandi categorie dell’industria, metalmeccanici e chimici. Ma furono i primi a sorprendere la pubblica opinione con quella grande e tranquilla prova di mobilitazione e di forza. Bisognerà attendere ancora un mese per vedere i metalmeccanici sfilare per le vie di Roma fino a Piazza del Popolo che riempirono in quella che ancora oggi si ricorda come la manifestazione dei centomila. Anche loro organizzarono una manifestazione forte ma senza incidenti. Edili e metalmeccanici seppero respingere ogni provocazione e dimostrare che erano in grado di governare in autonomia quell’enorme flusso di lavoratori con il proprio servizio d’ordine. Assieme al rinnovo del contratto in realtà i lavoratori edili erano anche portatori di richieste per una nuova politica della casa.
Primi a scendere a Roma in massa, i lavoratori edili furono anche i primi nel settore industriale di allora a siglare l’8 novembre, il nuovo contratto. Anticipando per giunta un tratto distintivo di quei contratti che hanno fatto storia: le richieste sindacali avanzate in quell’autunno caldo ottennero un riconoscimento contrattuale mai conquistato prima. Un esito che si confermò successivamente, quando i metalmeccanici conquistarono un contratto assai vicino al 90% delle loro richieste. Sul piano salariale i passi in avanti furono grandi, ma i sindacati degli edili strapparono all’Ance l’impegno di un orario di lavoro sulle 40 ore da raggiungere nel corso del triennio di vigenza del contratto. Un risultato storico se pensiamo che le 40 ore erano state fin dai primi del ‘900 un obiettivo per il mondo sindacale da conquistare in nome della dignità del lavoro e contro lo sfruttamento.
Ma un’altra conquista fu davvero fondamentale: anticipava lo Statuto dei diritti dei lavoratori, permettendo finalmente che si svolgessero nei cantieri le assemblee dei lavoratori con i dirigenti sindacali. Era una svolta che sanciva la fine di un tabu. Quell’Italia era attraversata da grandi fermenti sociali e politici. Al termine di quell’intenso periodo di lotte e di conquiste importanti, anche il sindacato non era più lo stesso: i suoi gruppi dirigenti si erano rinnovati, i giovani lavoratori di quel tempo lottavano insieme e insieme reclamavano l’unità.
Perché questo salto nella memoria? Intanto perché è giusto che si ricordi il contributo determinante dei lavoratori edili a quella formidabile stagione di lotte. In secondo luogo perché quel periodo, certo molto diverso dall’attuale, conserva una lezione utile anche per questi frangenti difficili: il valore dell’impegno delle categorie, il valore di lotte unitarie condotte con determinazione, con proposte realizzabili in modo tale che si possono ottenere non solo tutele irrinunciabili per i lavoratori ma anche conquiste che al dunque sono preziose per l’intera società. Lo spirito e la determinazione di quella Feneal Uil deve rimanere vivo anche nelle nostre nuove battaglie che ci vedono impegnati come sindacato degli edili a Roma e nel Lazio sui gravi problemi della città e nella regione.”
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio