È già calato il silenzio sulle tragedie del lavoro tranne la voce della Uil che con grande determinazione a Roma nel corso di una assemblea forte e partecipata ha avanzato nuovamente proposte precise e denunce inequivocabili su di una questione sociale gravissima che però non trova nel governo e nelle forze politiche una concreta capacità di reazione.
Giustamente si è ricordato che siamo in presenza di omicidi sul lavoro, tanto che gran parte delle denunce degli Ispettori sono di carattere penale. Ma anche questa sottolineatura drammatica deve fare i conti con una ancor più incomprensibile indifferenza. Eppure, la sicurezza del lavoro dovrebbe essere una priorità della agenda politica anche in tempo di discussione sulla manovra: sono necessari nuovi fondi per aumentare i controlli e renderli più efficaci, per la prevenzione, per la formazione.
Pierpaolo Bombardieri Segretario generale della Uil ha ribadito che esiste una responsabilità morale alla quale si risponde solo con scelte in grado di cambiare profondamente le condizioni nelle quali si svolge il lavoro.
La Uil ha rilanciato la esigenza di avere rappresentanti della sicurezza anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti, vale a dire quelle che in particolare con il bonus del 110% si sono moltiplicate trascurando non di rado aspetti decisivi per evitare incidenti sul lavoro. La formazione è l’altro capitolo fondamentale dal quale non si deve prescindere, mentre le norme che dovrebbero rafforzarla vanno in direzione opposta sia limitando le ore, sia gli obblighi, sia spostando on line i corsi quando invece il teatro degli incidenti è il posto di lavoro.
Così come ogni intervento legislativo sugli appalti espone i lavoratori a sempre maggiori pericoli. Mentre non mancano le doglianze e gli appelli in realtà si marcia sciaguratamente verso una flessibilità delle norme sempre più incontrollata. E si compiono scelte senza criterio come quelle di allargare la possibilità di gestire la formazione a tutti gli enti bilaterali esistenti senza considerarne la effettiva rappresentatività e competenza.
Apprezziamo con convinzione i moniti del Presidente della Repubblica e di Papa Francesco: ma essi non possono far dimenticare che le scelte politiche in atto sono la più deplorevole smentita sulla volontà di porre riparo ad una continua strage.
Sopravvive nel nostro Paese un nascosto liberismo che permette al sistema delle imprese di veder coesistere quelle che si muovono nella legalità e quelle che di essa si fanno beffe creando al tempo stesso pericoli mortali. È mai possibile che questa contraddizione che produce vittime e danni sociali non venga affrontata come merita dai governi e dai partiti? Abbiamo visto tutti i tipi di Stati, quello assistenziale, quello liberista, quello populista, quello nostalgico, ma non si riesce ad avere l’unico stato civile che rispetta la dignità del lavoro, malgrado un chiaro dettato della nostra Costituzione. La Uil e la Feneal Uil hanno dimostrato però che non si può più rimuovere sia gli ostacoli che le proposte capaci di fermare questa terribile deriva. Non c’è modo e non ci sarà modo di zittirci, noi proseguiremo nello sforzo di riproporre decisioni che sono fattibili, che sono urgenti, che sono ineludibili per ridurre un fenomeno che non fa parte di nessuna economia sana con principi di equità e di solidarietà. Siamo convinti più che mai che affermare la civiltà del lavoro vuol dire cominciare ad eliminare la vergogna degli incidenti. Ed è per questo motivo che con rinnovato slancio dopo la nostra Assemblea continueremo a batterci perché si cambi davvero strada.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio