QUANTE OCCASIONI PERSE, ORA DI REAGIRE

QUANTE OCCASIONI PERSE, ORA DI REAGIRE

C’è una colonna intatta nel foro Romano che si staglia in mezzo alle rovine. E’ l’ultimo monumento eretto in quel luogo e dedicato ad un (pessimo) imperatore bizantino che si chiamava Foca e che aveva ceduto al Papa di allora nientemeno che il Pantheon. I turisti spesso non lo degnano neppure di uno sguardo. Scavalcando i secoli ed arrivando ai giorni nostri questa immagine si adatta bene alla giunta Raggi: una colonna immobile in mezzo alle rovine. Alla luce del positivo esito dell’attribuzione delle Olimpiadi invernali a Milano e Cortina, ancora ci stiamo domandando perché a Roma fu impedito di concorrere per quelle ancor più importanti e la filosofia sballata dei Cinquestelle secondo la quale la miglior valorizzazione dell’onestà di governo stava e sta nel non fare, si è rivelata del tutto sbagliata. Un’occasione davvero irripetibile per la città e i suoi cittadini. La Feneal Uil la pensa esattamente al contrario: saper accettare e vincere le sfide poteva essere un bel biglietto da visita della giunta Raggi.

Attenzione: con le condizioni disastrose del nostro settore, le Olimpiadi invernali in Italia vanno valutate come un viatico per evitare altre chiusure di imprese e altra disoccupazione. Non va mai dimenticato che usciamo da una recessione che ha procurato al settore la distruzione di migliaia e migliaia di posti di lavoro. Al leader della Lega Salvini  che ha inneggiato al successo per l’assegnazione all’Italia delle Olimpiadi perché a suo dire in grado di creare 20 mila posti di lavoro, vorrei ricordare come si espresse quando si affacciò l’idea di candidare Roma per i giochi estivi. In modo sprezzante ebbe a sostenere il no della Raggi con un “a Roma ci sono dei buchi così nelle strade e si pensa alle Olimpiadi” (ovvero un attacco diretto a Renzi), che però ha privato Roma di una grande opportunità.

Studi seri e circostanziati infatti hanno dimostrato che le Olimpiadi non sono un affare in perdita se gestite al meglio e con razionalità. Semmai possono costituire un attivo per la città, migliorando al tempo stesso la qualità della vita cittadina. Cos’è avvenuto in passato: basti citare l’esempio di Barcellona.

Il giubilo per aver ottenuto le Olimpiadi invernali inchioda invece la Raggi ancor più alle responsabilità che stanno conducendo Roma verso un declino che ormai assomiglia ad un disastro. E dimostra che quel no a suo tempo non era l’espressione di una convinzione politica ma dell’assenza di un progetto per Roma di cui poi abbiamo, tutti, fatto le spese pesantemente. E non si tratta di un caso isolato: il rifiuto a considerare fondamentale una politica industriale e di opere pubbliche in Italia da parte dell’anima pentastellata del Governo, alla quale fa eco la sorniona azione di logoramento della Lega (ma chi si logorerà di più, l’alleato di governo o il Paese?) non solo fa fuggire i cervelli giovani dall’Italia, ma scoraggia ad investire nel nostro Paese, favorisce la svendita e la fine di asset industriali importanti, spinge le aziende sane (a partire dalle nostre nel settore edile) a cercare fortuna e migliori condizioni altrove.

Il degrado di Roma sarà pure come scrivono ormai ogni giorno con una martellante campagna di stampa i giornali romani, l’effetto del fallimento della sindaca Raggi, ma in realtà indica tutti i limiti di una azione di Governo che si muove senza progetti, agisce sotto l’influenza di un incongruente ribellismo quando invece si dovrebbero concentrare tutte le energie per ricostruire il nostro Paese e la sua speranza nel futuro.

Lo dimostra il fatto che né a Roma né in Italia (vedi il mostriciattolo del decreto sblocca cantieri) il nostro settore è tornato ad essere centrale per cercare di imboccare la via di una nuova crescita.  E lo conferma la totale disattenzione al confronto con i corpi intermedi, aziende e sindacati, che pure hanno proposte da vendere ed un consenso assai largo come segnalato dalle grandi manifestazioni di questo periodo. Si ha così che il riferimento ad un legame diretto con il popolo è diventato una meschina messinscena, mentre si ignora la utilità di un confronto con chi nei luoghi di lavoro il consenso lo ha e vorrebbe utilizzarlo nella direzione più utile per evitare un nuovo collasso sociale ed economico.

Ecco perché la riflessione sull’occasione perduta di Roma nella prospettiva di ottenere le Olimpiadi si tramuta in amarezza nel constatare che da allora le cosiddette buone intenzioni della Raggi si sono trasformate inesorabilmente in piaghe per la cittadinanza sempre più difficili da curare.

Avesse almeno avuto la Sindaca il coraggio di ammettere l’errore come ha fatto scusandosi tardivamente per la riapertura dopo mesi della stazione metro A Repubblica. L’immobilismo che sta travolgendo i trasporti, la gestione dei rifiuti, le pratiche burocratiche, la sorte del turismo romano può essere considerata la “sanzione” nei riguardi di un governo cittadino che ha peggiorato la vita dei romani ed ha creato problemi ancor più gravi sul piano del lavoro. Il guaio è che a pagarne le conseguenze sono proprio i lavoratori ed i cittadini. Perché è ovvio che la sindaca continuerà ad andare avanti, sempre più sola, sempre più condizionata da quel credo autoreferenziale che le ha scatenato attorno ormai polemiche quotidiane come poche volte si era visto nella vita politica romana. E non si venga a dire che è un assalto ad un Movimento “diverso” dalla solita politica. Perché in realtà non si vede traccia di politica, meno che mai di buona politica. Avremo mesi difficili, è sicuro. Il sindacato a Roma è chiamato ad un duplice ed impegnativo compito, assai scomodo. Incalzare il Comune perché si cambi profondamente direzione e strategie nella conduzione della città e mantenere una difficile coesione sociale che proprio questa Giunta con il suo operato rende assai più complicata. Non sta a noi sostituirci alla politica. Assolutamente non è il nostro mestiere. Ma sta a noi impedire che il degrado diventi una rotta alla Caporetto. In fin dei conti, ma non tanto, stiamo parlando della Capitale d’Italia. Roma e i suoi cittadini meritano molto di più e noi della Feneal Uil ne siamo più che convinti!!

 

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio