Con la tremenda guerra di aggressione in Ucraina si ripropone il tema del valore della vita e della dignità delle persone. Dopo le prime settimane di combattimenti già ci vengono proposte storie di atrocità che mai avremmo voluto sentire e la ingiusta sorte di migliaia e migliaia di profughi che fuggono dal terrore e dalle macerie. Mai come in questo momento gli aspetti umanitari e il sostegno a scelte che concretamente spingano verso la fine delle ostilità sono il naturale terreno dell’impegno sindacale. Senza con questo voler tacere sulle responsabilità del conflitto scatenato da Putin. Ma quello che conta è lo sforzo per ritrovare un equilibrio di pace in Europa ed in un mondo nel quale pare prevalere il gioco pericoloso della affermazione di egemonie presenti e future. In questo senso i durissimi richiami di Papa Francesco sulla mostruosità della guerra non dovrebbero rimanere inascoltati.
Inutile dire che anche i risvolti economici e sociali ci preoccupano molto. Le ricadute della guerra Ucraina possono nel medio periodo diventare un grosso ostacolo a mantenere la barra dell’economia dritta verso la ripresa ed il nostro settore potrebbe risentirne notevolmente. Le ragioni sono semplici: una frenata dell’economia reale colpirà i settori attualmente più dinamici, il nostro è uno di questi. Inoltre, la crisi delle materie prime può diventare causa di un ulteriore rallentamento produttivo per i costi aggiuntivi ma anche per la scarsità dei materiali. Infine, gli effetti sull’inflazione, già pesanti per le famiglie dei lavoratori, potrebbero non solo aggravare il già pesante disagio sociale ma creare seri problemi di tenuta nel tessuto delle piccole imprese con esiti preoccupanti sul piano dell’occupazione.
L’economia romana e regionale non è immune da questi rischi. Ecco perché sarebbe molto utile un vero confronto fra Istituzioni locali e forze sociali che fa ancora fatica ad emergere.
Ma proprio la riflessione sul valore della vita che oggi è prioritaria non può ignorare che questa situazione di incertezza e di precarietà potrebbe anche avere riflessi negativi sulla sicurezza del lavoro.
In questi mesi la lotta sindacale ha indicato obiettivi molto chiari per fronteggiare e ridurre il fenomeno degli infortuni sul lavoro. Eppure, le cifre sono ancora allarmanti. Gli incidenti mortali proseguono, negli ultimi 4 mesi del 2021 a fronte di controlli su circa cinquemila imprese l’87% di esse mostrava irregolarità. Di passi in avanti, comunque, ne sono stati compiuti, grazie anche alla tenacia della Uil e della sua incessante campagna sulla sicurezza “zero morti sul lavoro”. Abbiamo ottenuto con il rinnovo del contratto di lavoro nuovi strumenti e nuove garanzie, lo stesso decreto del governo ha legato il bonus del 110% al rispetto dei contratti nazionali di lavoro. E ci sono migliori possibilità in grado di favorire la prevenzione ed i controlli, sanciti da accordi e da norme che però ora devono essere attuati. Non possiamo in alcun modo abbassare la guardia. Purtroppo, la sensibilità politica è quella che è. Si litiga sulle risorse da destinare alla difesa, ma rimane in piedi purtroppo una sostanziale disattenzione a rafforzare con la dovuta attenzione politica l’efficacia di risorse e decisioni che contrastino realmente la mortalità nei luoghi di lavoro.
Eppure, proprio il fatto che l’economia attraversi una fase assai delicata, dovrebbe consigliare tutti di essere ancora più attenti ai pericoli che questa situazione può comportare. E la sicurezza sul lavoro è uno dei capitoli fondamentali su cui attivarsi. Le organizzazioni sindacali, anche con le recenti iniziative, hanno dimostrato e dimostrano di essere presenti, attive e determinate. Adesso però occorre che almeno le forze che si dicono riformiste trovino quella continuità di iniziativa che finora ha lasciato molto a desiderare. In un periodo tanto difficile serve una prova di maturità da parte delle classi dirigenti. La sicurezza sul lavoro resta un significativo banco di prova della capacità di esse di dimostrarsi all’altezza della situazione.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio