Il governo ha varato il Def e le confederazioni sindacali hanno espresso un giudizio puntuale e pienamente condivisibile: la situazione è grave, non si può restare alle…descrizioni, servono provvedimenti incisivi per non tornare in recessione e per non aggravare le condizioni del lavoro e dei ceti sociali più deboli.
Spunta anche, ma da verificare, l’intenzione di non sacrificare le risorse destinate alle opere e quindi di non privare il settore delle costruzioni del necessario “ossigeno” per andare avanti.
Non sarebbe una scelta da poco. Oggi il nostro settore è tornato ad essere il volano principale per sostenere la ripresa, specialmente in questo periodo nel quale l’export vacilla a causa delle grandi tensioni internazionali.
Ma non basta una promessa, di conseguenza è necessario tenere la guardia alta perché è fondamentale evitare frenate produttive. Per scongiurare questo pericolo però non basta garantire risorse quando i costi delle materie prime e dell’energia sono saliti alle stelle e pesano soprattutto sul tessuto delle piccole imprese e sul meccanismo degli appalti. E’ inevitabile in un contesto di questo genere poi che i rischi per la sicurezza aumentino come quelli per la tenuta occupazionale. Non poche imprese potrebbero essere costrette a chiudere i battenti. Serve insomma un piano di approvvigionamenti per la produzione ben calibrato sulle esigenze del momento.
Non c’è tempo per tergiversare, il nostro sistema produttivo sconta molte, troppe incertezze di ogni tipo. Ed una atmosfera di incertezze, come segnala lo stesso Istat, genera sfiducia e soprattutto condiziona la propensione a investire ed a fare progetti per il futuro.
Al tempo stesso siamo fermamente convinti che il sostegno al settore non debba essere il pretesto per violazioni contrattuali o per nuovo lavoro irregolare. Le regole devono essere rispettate come del resto ha sancito di recente il nostro contratto nazionale di lavoro.
Ma il mantenimento di risorse per il settore deve anche incoraggiare il confronto. Questo è soprattutto essenziale per Roma dove invece tutto ancora tace e le relazioni con le Istituzioni sono ancora insufficienti a generare quelle svolte che sono indispensabili per evitare un declino dell’economia romana. Ci sono le condizioni invece per lavorare ad una crescita dell’economia romana con le costruzioni in evidenza. Ma il comune deve uscire dalla …rocca del Campidoglio ed aprire un dialogo costruttivo con le forze sociali.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio