La migliore celebrazione dei 50 anni dello Statuto dei diritti dei lavoratori non la si trova, va detto con chiarezza, nelle dichiarazioni ufficiali, ma nella lotta dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali in questo periodo tanto drammatico per affermare in modo concreto la tutela della salute nei luoghi di lavoro, nei cantieri. Il “muro” delle ambiguità governative contenute dei primi DPCM accompagnato dalle ciniche reazioni imprenditoriali è stato abbattuto dalla comune volontà di lavoratori e sindacati di garantire condizioni di lavoro il più possibili sicure. Ed in questo sforzo, non dimentichiamolo, è riemersa l’utilità del delegato alla sicurezza, una figura avversata negli anni passati dal liberismo prevalente di una legislazione che voleva totalmente deregolamentare anche i controlli sulla salute, come se fossero soltanto un aggravio burocratico.
Ma il sindacato è andato avanti, ha raccolto paure e preoccupazioni dei lavoratori e non si è fatto intimidire: in questi giorni abbiamo dato vita nel Lazio ad un comitato territoriale che segua l’andamento delle intese sottoscritte per garantire la sicurezza sul lavoro che per noi è la vera priorità. Sappiamo bene che ci sono ancora timori e incertezze, soprattutto in quelle piccole imprese che sfuggono ai controlli e nelle quali è di casa il lavoro nero e precario. Eppure, l’azione dei lavoratori, dei delegati, del sindacato ha impedito che il lavoro divenisse una pericolosa e continua sfida mortale, non solo per i dipendenti ma anche per le loro famiglie. Il sindacato ad ogni livello vigilerà e agirà con grande convinzione su questo problema della sicurezza del lavoro. Lo farà con tutti gli strumenti a disposizione, a partire dalla nostra tradizionale bilateralità, quanto mai rivelatasi preziosa, che ci ha permesso di garantire anche in questo difficile frangente prestazioni indispensabili per il reddito dei lavoratori, andando oltre talune lentezze registrate dalle Istituzioni pubbliche nella erogazione degli ammortizzatori sociali. Oggi stesso insieme a CGIL E UIL del Lazio abbiamo manifestato a piazza SS. Apostoli per protestare contro i ritardi dell’erogazione della cassa integrazione ai lavoratori interessati e per evidenziare il totale fallimento della convenzione con l’ABI per l’anticipo della stessa. Unica nota stonata l’assenza non comprensibile della Cisl.
Questa vitalità sindacale sarà più che mai decisiva nei prossimi mesi, mesi che si preannunciano molto duri. È necessario che al più presto il Governo sblocchi le risorse impiegabili per le opere pubbliche senza ulteriori ritardi. La situazione economica e produttiva va peggiorando e non si esorcizza promettendo la luna. Solo per citare un esempio: preoccupa fortemente lo stato di abbandono in cui è caduta la città di Roma. Di recente abbiamo avuto la possibilità di interagire in videoconferenza con gli Assessori ai lavori pubblici e al turismo. Abbiamo chiesto un cronoprogramma dei lavori per capire meglio cosa aspettarci nelle prossime settimane. Ma una vera risposta tarda ad arrivare. E non aiutano le avvisaglie politiche che fanno prevalere l’attenzione al prossimo appuntamento elettorale rispetto alla necessità di agire rapidamente per realizzare interventi fondamentali per il futuro di Roma.
Dobbiamo dirlo con franchezza: quello che allarma di più è il come ci si avvicina alla cosiddetta fase 3, ovvero il momento nel quale l’assistenza dovrà cedere il passo alla ripresa economica. Non avvertiamo ancora quella preparazione adeguata sul piano dei programmi e delle decisioni al necessario rilancio delle attività economiche. Con il rischio di ritrovarci in autunno con serie tensioni sociali da fronteggiare, specie se sarà elevato il numero di imprese, specie le micro imprese, che non ce la faranno a continuare.
Ma noi, testardamente, continuiamo a ripetere: il governo sblocchi le opere cantierabili e quelle che sono rimaste in sospeso. Sono state annunciate nuove risorse per i Comuni: una parte di esse le si vincolino per opere pubbliche indispensabili. E’ stata annunciata la revisione del codice degli appalti per evitare eccessi burocratici. Ma non si pensi di arrivare ad una deregolamentazione che faccia saltare regole fondamentali per tutelare il lavoro, oppure per aggravar la giungla di contratti già presente nel nostro settore, lasciando spazi alle infiltrazioni malavitose. Il nostro ordine del giorno è quanto mai chiaro: priorità alla sicurezza ed alla salute nei luoghi di lavoro; impegno a ottenere che il nostro settore sia considerato fondamentale per la ripresa economica; pressione continua e costruttiva per evitare che a Roma e nel Lazio si aggravi l’emergenza occupazionale e produttiva. Vanno realizzate tutte le condizioni per tornare a sviluppare una economia sana, capace di realizzare posti di lavoro e non assistenziale. Un impegno al quale nessuno deve poter sfuggire e la Feneal Uil di Roma sarà promotrice affinché tutto ciò venga realizzato.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio