L’avvio dell’anno si segnala per alcuni dati interessanti sul piano economico e che riguardano in particolare l’occupazione nel 2023 che cresce soprattutto ad opera di posti di lavoro a tempo indeterminato che non vuol dire però…stabili viste le accresciute opportunità di licenziare, mentre diminuisce la disoccupazione ed anche quella, sempre troppo alta che riguarda le giovani generazioni.
L’impressione è che l’economia del Paese come è già avvenuto si disinteressi della politica e delle tensioni internazionali per cercare di andare avanti malgrado l’inesistenza di un indirizzo di politica economica chiaro e preciso. Ed anche il mercato del lavoro sfrutta le convenienze ma non si può dimenticare che siamo comunque in assenza di politiche del lavoro che sappiano affrontare con lungimiranza le prospettive create da una incessante avanzata delle tecnologie e dal rischio che prima o poi avvenga un brutto risveglio che chiami in causa la sostituzione del lavoro con le nuove tecnologie e la intelligenza artificiale.
Perché queste considerazioni? Perché la sfida che non possiamo perdere di vista riguarda il fatto che non sarà facile stabilizzare gli andamenti economici e produttivi, ma che contemporaneamente non ci si può sottrarre a questo dovere.
Se guardiamo alla realtà romana e della regione, non possiamo non notare che con la rarefazione dei lavori del bonus del 110% in via di estinzione e con la conclusione della fase che riguarda le (poche) opera del Giubileo finora non c’è traccia di un progetto che dia assicurazioni su cosa avverrà dopo il 2025, praticamente domani. Non c’è riflessione, non c’è confronto con le parti sociali, non c’è alcuna progettazione che riguardi realmente il futuro del lavoro in particolare nel nostro settore che ha sostenuto la crescita di questo periodo.
C’è un vuoto di proposta che potremmo pagare caro se non si comincia a colmare fin da questi mesi.
Mentre poi si discute se far viaggiare le auto a 30 km all’ora non si vede altrettanta attenzione nel valutare le conseguenze di un carovita che corre assai più di ogni autovelox contrattuale e sociale creando sempre più disagi nella vita di tante lavoratrici e lavoratori. Vedendo l’andamento difficile del contratto integrativo che ci vede impegnati in questo periodo si avverte una disattenzione inaccettabile sullo stato reale delle condizioni del lavoro al quale va posto rimedio.
Per farlo occorre che le proposte che arrecano un qualche sollievo ai bilanci delle famiglie dei lavoratori non restino ferme su un binario morto come sta avvenendo per le nostre richieste sui trattamenti per le mense e per i trasporti. Così come se si vuole stabilità in economia è necessario che vi sia stabilità nelle relazioni industriali e per il nostro settore ciò significa rafforzare le governance della bilateralità proseguendo su quel percorso di decenni che ha garantito risultati positivi sia per le aziende che per i lavoratori.
Non possiamo permetterci pause o fughe dalla realtà. Non deve avvenire nel confronto che riguarda i protagonisti della produzione perché rafforzerebbe quelle tendenze ad indebolire un sistema che invece costituisce una certezza insostituibile per il mondo del lavoro.
È importante che mai come in questo momento si sappia guardare avanti e puntare a migliorare quanto si è realizzato nel passato perché solo in tal modo saremo pronti a misurarci con gli inevitabili cambiamenti che ci attendono. Ci sono le condizioni per migliorare ancora le caratteristiche di fondo della crescita, non lasciamo sfuggirci questa occasione.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio