Un’inchiesta della Procura della Repubblica, a seguito della denuncia di irregolarità nell’esecuzione dell’appalto contenuta in due diversi esposti, ha fatto scattare i sigilli presso i cantieri della zona nord del porto di Civitavecchia. I carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico di Roma) hanno così dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo. Tra gli indagati, con l’ipotesi di reato di frode nelle pubbliche forniture in concorso, i titolari di alcune ditte subappaltatrici. Secondo quanto ricostruito finora, per i lavori di ampliamento dello scalo marittimo, in corso di realizzazione, sarebbero stati utilizzati marmi, cementi e materiali di qualità inferiore rispetto a quanto previsto dal contratto di appalto, con conseguenti rischi per la stabilità dell’opera.
“In riferimento al sequestro dell’area di cantiere per la costruzione della nuova darsena nord del porto di Civitavecchia, sollecitiamo un incontro con l’Autorità portuale e le ditte esecutrici dei lavori per fare chiarezza sulle ricadute occupazionali e salariali. Riteniamo sia doveroso, che in momento così delicato, si diano garanzie a chi tutto questo lo sta passivamente subendo, ovvero i lavoratori e le lavoratrici – dichiarano Massimo Fiorucci della Feneal Uil Roma, Diego Bottacchiari della Filca Cisl Roma, Vincenzo Cariddi e Andrea Pace della Fillea Cgil Roma e Lazio – “La qualità delle opere e la tutela dell’ambiente, per un territorio già fortemente stressato.
Un’inchiesta della Procura della Repubblica, a seguito della denuncia di irregolarità nell’esecuzione dell’appalto contenuta in due diversi esposti, ha fatto scattare i sigilli presso i cantieri della zona nord del porto di Civitavecchia. I carabinieri del Noe (nucleo operativo ecologico di Roma) hanno così dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo. Tra gli indagati, con l’ipotesi di reato di frode nelle pubbliche forniture in concorso, i titolari di alcune ditte subappaltatrici. Secondo quanto ricostruito finora, per i lavori di ampliamento dello scalo marittimo, in corso di realizzazione, sarebbero stati utilizzati marmi, cementi e materiali di qualità inferiore rispetto a quanto previsto dal contratto di appalto, con conseguenti rischi per la stabilità dell’opera.
“In riferimento al sequestro dell’area di cantiere per la costruzione della nuova darsena nord del porto di Civitavecchia, sollecitiamo un incontro con l’Autorità portuale e le ditte esecutrici dei lavori per fare chiarezza sulle ricadute occupazionali e salariali. Riteniamo sia doveroso, che in momento così delicato, si diano garanzie a chi tutto questo lo sta passivamente subendo, ovvero i lavoratori e le lavoratrici – dichiarano Massimo Fiorucci della Feneal Uil Roma, Diego Bottacchiari della Filca Cisl Roma, Vincenzo Cariddi e Andrea Pace della Fillea Cgil Roma e Lazio – “La qualità delle opere e la tutela dell’ambiente, per un territorio già fortemente stressato, è per noi di primaria importanza, auspichiamo che le indagini possano fare rapidamente il loro corso, ma il prezzo di eventuali violazioni non può ricadere sulle spalle dei lavoratori e sulle loro famiglie. Dal momento del sequestro le maestranze attendono delucidazioni circa il rispettivo futuro lavorativo, nella più completa assenza di informazioni. E’ inammissibile”.“E’ bene inoltre ricordare” – precisano Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil – “che il porto rappresenta oggi una delle stazioni appaltanti più importanti del Lazio, e costituisce una risorsa insostituibile per l’economia cittadina. Gli interventi di potenziamento ed ampliamento di questa fondamentale infrastruttura impiegano attualmente, tra lavorazioni dirette e indotto, centinaia di lavoratori e lavoratrici. Siamo quindi in presenza di una situazione assai grave, rispetto alla quale occorre avviare urgentemente un tavolo di confronto, per concertare un percorso in attesa che le indagini facciano chiarezza, se necessario coinvolgendo i livelli istituzionali regionale e ministeriale. Riteniamo non esista altra via precorribile per un territorio e per un settore, quello edile, già messi in ginocchio dalla crisi”.