Siglato questa mattina, a conclusione del 1° meeting internazionale "Per un mare di pace e lavoro", svoltosi sull'isola simbolo, nel mondo, della questione immigrazione, l'Accordo di Lampedusa tra la Uil e sette sindacati dell'area del nord Africa, ovvero Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Palestina e Israele.
Le organizzazioni sindacali firmatarie dell'Accordo, storico per la sua unicità, chiedono alla Confederazione europea dei sindacati di proporre all'Unione europea l'istituzione di un Fondo in cui tutti i Paesi membri facciano confluire risorse derivanti da forme di "solidarietà fiscale", sul modello del cosiddetto "8 per mille" attuato in Italia, da destinare alla realizzazione di progetti idonei a creare lavoro nelle zone prostrate dall'indigenza, dalla povertà e dalla guerra. L'Unione europea dovrà farsi carico del coordinamento e della gestione di tale attività di sostegno alla crescita.
Questo il cuore dell'intesa siglata stamattina, che prevede una collaborazione fattiva tra la Uil e gli altri sindacati firmatari in progetti di cooperazione volti a limitari i casi di immigrazione clandestina offrendo assistenza e tutela alle persone coinvolte.
Siglato questa mattina, a conclusione del 1° meeting internazionale “Per un mare di pace e lavoro“, svoltosi sull’isola simbolo, nel mondo, della questione immigrazione, l’Accordo di Lampedusa tra la Uil e sette sindacati dell’area del nord Africa, ovvero Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Palestina e Israele.
Le organizzazioni sindacali firmatarie dell’Accordo, storico per la sua unicità, chiedono alla Confederazione europea dei sindacati di proporre all’Unione europea l’istituzione di un Fondo in cui tutti i Paesi membri facciano confluire risorse derivanti da forme di “solidarietà fiscale”, sul modello del cosiddetto “8 per mille” attuato in Italia, da destinare alla realizzazione di progetti idonei a creare lavoro nelle zone prostrate dall’indigenza, dalla povertà e dalla guerra. L’Unione europea dovrà farsi carico del coordinamento e della gestione di tale attività di sostegno alla crescita.
Questo il cuore dell’intesa siglata stamattina, che prevede una collaborazione fattiva tra la Uil e gli altri sindacati firmatari in progetti di cooperazione volti a limitari i casi di immigrazione clandestina offrendo assistenza e tutela alle persone coinvolte.
Siglato questa mattina, a conclusione del 1° meeting internazionale “Per un mare di pace e lavoro“, svoltosi sull’isola simbolo, nel mondo, della questione immigrazione, l’Accordo di Lampedusa tra la Uil e sette sindacati dell’area del nord Africa, ovvero Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Palestina e Israele.
Le organizzazioni sindacali firmatarie dell’Accordo, storico per la sua unicità, chiedono alla Confederazione europea dei sindacati di proporre all’Unione europea l’istituzione di un Fondo in cui tutti i Paesi membri facciano confluire risorse derivanti da forme di “solidarietà fiscale”, sul modello del cosiddetto “8 per mille” attuato in Italia, da destinare alla realizzazione di progetti idonei a creare lavoro nelle zone prostrate dall’indigenza, dalla povertà e dalla guerra. L’Unione europea dovrà farsi carico del coordinamento e della gestione di tale attività di sostegno alla crescita.
Questo il cuore dell’intesa siglata stamattina, che prevede una collaborazione fattiva tra la Uil e gli altri sindacati firmatari in progetti di cooperazione volti a limitari i casi di immigrazione clandestina offrendo assistenza e tutela alle persone coinvolte.
Alla sua prima edizione, il meeting, che ha visto la compartecipazione di leader sindacali e religiosi, ha rappresenta un appuntamento di primaria rilevanza, al quale i sindacati firmatari daranno continuità istituendo un Comitato permanente di monitoraggio e analisi del fenomeno migratorio e delle sue implicazioni per lo sviluppo e il lavoro.
“Non c’è solidarietà senza accoglienza” – ha dichiarato il Segretario generale, Carmelo Barbagallo – “e la UIL ha ritrovato in Lampedusa gli stessi valori della solidarietà che ha nel proprio DNA. Il sindacato può e deve assumersi le proprie responsabilità, svolgendo il ruolo di pacificazione e di sviluppo economico. Non si possono sperperare risorse per la costruzione di muri e barriere” – ha concluso il leader della Uil – “ma bisogna puntare sulla cooperazione, la partecipazione e l’inclusione. Solo così cominceremo ad aprire una nuova strada per la pace, la coesione e il lavoro nel mondo“.