La sicurezza è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi” ricorda Papa Francesco che non ha mai smesso di invitare a rispettare la dignità del lavoro. Parole che anche una organizzazione laica come la nostra non può non condividere. Un richiamo etico ma molto concreto che non può mancare di interagire con i lavori per il prossimo Giubileo del 2025. Sarebbe infatti assurdo e colpevole che gli interventi sulla Capitale finalizzati ad un grande momento civile e religioso fossero segnati ancora una volta da logiche del tutto contrarie al rispetto del lavoro e della vita dei lavoratori.
Un passo in avanti si delinea con il protocollo sulla legalità ma non solo che sindacati e Sindaco di Roma condividono siglandolo e che si richiama ad una lunga serie di accordi dai livelli nazionali a quelli locali che restano la via maestra per coniugare insieme opere necessarie per la città e regole indispensabili per evitare discrezionalità, abusi e zone grigie che finiscono con lo svilire la positività dei cambiamenti in atto.
Ma c’è un ma, grosso come un grattacielo: il protocollo non può, non deve, restare lettera morta. Non è un testo scritto e firmato per finire confinato fra le tante carte senza esiti reali.
Né quel protocollo può essere una copertina e basta, la facciata di un palazzo dietro il quale vi è il nulla. E va ribadito questo concetto anche perché negli ultimi periodi soprattutto le norme sugli appalti hanno puntato più a dare mano libera che a conciliare regole, contratti ed efficienza nella attuazione delle opere.
Ed allora cosa vuol dire per la Feneal Uil “legalità” nelle opere? Intanto vuol dire attuazione delle norme contrattuali che ci sono e vanno applicate proprio per contrastare l’area nera e grigia del lavoro e i rischi sulla sicurezza. Inoltre, è fondamentale il capitolo dei controlli che chiama in causa direttamente il Comune di Roma e la struttura preposta al Giubileo 2025. Non ci può essere alcun “non si poteva sapere”, si deve prevenire e vigilare con rigore. Ed ancora: l’articolazione delle misure sulla sicurezza non sono un trattato teorico bensì il fondamento di un impegno serio per evitare incidenti e vittime sul lavoro e quindi impongono comportamenti coerenti da parte delle Istituzioni preposte a questo fondamentale aspetto della vita lavorativa. Potremmo continuare ma non serve. È necessario che tale impostazione sia assecondata da tavoli di confronto frequenti e nei quali non si discuta per discutere ma si arrivi a trovare le soluzioni migliori per procedere nei lavori. Serve un confronto continuo, serve l’esperienza del mondo del lavoro, serve una scelta decisa a favore della difesa della qualità e della sicurezza del lavoro.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio