Monta sul territorio di Tivoli e Guidonia la protesta di lavoratori e sindacati contro le scellerate scelte imprenditoriali e la latitanza delle istituzioni locali, che rischiano di smantellare l’intero prezioso distretto di estrazione e lavorazione del travertino, con drammatiche conseguenze sul piano occupazionale ed ambientale. Già avviate le prime procedure di licenziamento collettivo, contro le quali i lavoratori dell’intero distretto industriale hanno incrociato le braccia per una giornata. Cinquecento circa, complessivamente, i posti di lavoro a rischio, tra lavorazioni dirette e indotto, che impiegano soprattutto maestranze locali. Le conseguenze economico-occupazionali per il bacino territoriale potrebbero pertanto rivelarsi disastrose.
L’orientamento imprenditoriale verso l’industrializzazione dei blocchi, esclusivamente dettato da ragioni di abbattimento dei costi in un settore dagli elevati profitti, prevede infatti la dismissione dei laboratori di lavorazione del travertino, con conseguente smantellamento dell’intera filiera, per limitare le attività alla mera estrazione. Esasperati, lavoratori e sindacati di categoria chiedono sostegno alla cittadinanza per fermare l’estrazione selvaggia, dalle disastrose conseguenze ambientali, e lo smantellamento della filiera, dalle disastrose conseguenze sociali.
Monta sul territorio di Tivoli e Guidonia la protesta di lavoratori e sindacati contro le scellerate scelte imprenditoriali e la latitanza delle istituzioni locali, che rischiano di smantellare l’intero prezioso distretto di estrazione e lavorazione del travertino, con drammatiche conseguenze sul piano occupazionale ed ambientale. Già avviate le prime procedure di licenziamento collettivo, contro le quali i lavoratori dell’intero distretto industriale hanno incrociato le braccia per una giornata. Cinquecento circa, complessivamente, i posti di lavoro a rischio, tra lavorazioni dirette e indotto, che impiegano soprattutto maestranze locali. Le conseguenze economico-occupazionali per il bacino territoriale potrebbero pertanto rivelarsi disastrose.
L’orientamento imprenditoriale verso l’industrializzazione dei blocchi, esclusivamente dettato da ragioni di abbattimento dei costi in un settore dagli elevati profitti, prevede infatti la dismissione dei laboratori di lavorazione del travertino, con conseguente smantellamento dell’intera filiera, per limitare le attività alla mera estrazione. Esasperati, lavoratori e sindacati di categoria chiedono sostegno alla cittadinanza per fermare l’estrazione selvaggia, dalle disastrose conseguenze ambientali, e lo smantellamento della filiera, dalle disastrose conseguenze sociali.
“Il travertino deve essere valorizzato e lavorato nel territorio” – puntualizza Remo Vernile, Segretario della Feneal Uil di Roma – “Chiediamo un intervento immediato delle istituzioni locali di Tivoli e Guidonia perché il rilascio delle concessioni sulle cave agli imprenditori sia vincolato alla presentazione di un piano industriale. Serve una cabina di regia sullo sfruttamento di questo bene comune. Gli interessi economici di pochi non possono penalizzare lavoratori, ambiente, territorio e cittadinanza. Continueremo a protestare, unitariamente con Filca e Fillea, fino a quando le nostre istanze non saranno accolte“.