Le difficoltà legate alla crisi che il settore edile sta attraversando sono aumentate notevolmente. Dall’inizio della crisi ad oggi abbiamo assistito a un’incredibile riduzione degli appalti pubblici: a Roma nel periodo gennaio – agosto 2009 e 2010...
Le difficoltà legate alla crisi che il settore edile sta attraversando sono aumentate notevolmente. Dall’inizio della crisi ad oggi abbiamo assistito a un’incredibile riduzione degli appalti pubblici: a Roma nel periodo gennaio – agosto 2009 e 2010…
di Francesco SanninoLe difficoltà legate alla crisi che il settore edile sta attraversando sono aumentate notevolmente. Dall’inizio della crisi ad oggi abbiamo assistito a un’incredibile riduzione degli appalti pubblici: a Roma nel periodo gennaio – agosto 2009 e 2010 la contrazione dei bandi di gara è stata del 32% contro il 28% a livello regionale, mentre – per quanto riguarda il residenziale – il calo delle attività ha superato il 35%. Il carattere tangibile della crisi nella Capitale è dato dalla riduzione degli addetti e delle imprese registrati alla Cassa edile.
Rispetto al 2008 i lavoratori regolari sono diminuiti di oltre 10.000 unità, mentre le imprese che hanno cessato l’attività sono state più di 1.000, numeri che attestano una crisi senza precedenti nella storia del settore romano e di cui non riusciamo ancora a vedere la fine. Sul settore pesano l’assenza di nuovi importanti progetti infrastrutturali e il blocco di quei pochi che potrebbero essere avviati. Ai problemi già noti, e che rappresentano le cause della crisi che stiamo sopportando, se ne aggiunge un’altro legato all’ennesima manovra economica che taglia ulteriormente le risorse alle amministrazioni locali. Ne consegue l’allargamento della forbice del lavoro nero, del lavoro irregolare e il fallimento di tantissime imprese che non sono state in grado di sostenere i contraccolpi della crisi.
Purtroppo, ancora una volta registriamo la latitanza delle istituzioni presenti nel territorio, nei confronti di un settore che ha sempre svolto nelle fasi difficili una funzione anticiclica.
A fronte del quadro nefasto, i timori espressi dal sindaco di Roma sul bilancio 2012 sono sembrati vere e proprie certezze, che purtroppo – oltre ad essere legate alle conseguenze della manovra approvata dal Parlamento – sono anche dettate dall’assenza del Campidoglio sui temi della crisi e dello sviluppo.
Delle idee, dei progetti che per mesi hanno accompagnato l’azione dell’Amministrazione comunale non c’è traccia : il rifacimento di Tor Bella Monaca, il recupero delle altre periferie urbane, il piano per la realizzazione di case necessarie a fare fronte all’emergenza abitativa, sono svaniti nel nulla. E cosa dire del nuovo piano casa voluto dalla giunta Polverini? Senza dimenticare il progetto relativo al rifacimento della Pontina e al nuovo tratto Orte – Civitavecchia, rimasti fermi ai blocchi di partenza. L’unica speranza alla quale Roma Capitale rimane aggrappata è l’Olimpiade del 2020, troppo poco per un settore produttivo così importante come quello delle costruzioni.
Rispetto a un anno fa, quando denunciammo per la prima volta i problemi della categoria, la realtà è persino peggiorata, e purtroppo il prossimo futuro non fa presagire nulla di buono. Queste nostre concrete preoccupazioni sulla tenuta complessiva delle costruzioni ci obbligano ad allargare le iniziative a sostegno del lavoro e dell’occupazione sicura e regolare.
Non possiamo nemmeno sottacere il rischio che stiamo correndo con la crisi, a causa dell’espulsione dai cantieri delle figure che in questi anni, grazie all’impegno del settore, hanno conseguito un’importante esperienza professionale. Perdere le figure che sanno come si opera dentro un cantiere, significa dover ricominciare da capo nel momento della ripresa con maestranze che non sanno come ci si muove dentro una realtà complessa. E la crisi non può nemmeno rappresentare un alibi per le aziende a evadere impegni contrattuali se non addirittura a uscire dal sistema per diventare “un’impresa in nero”.
Questo preoccupante problema costituito dal fenomeno della Partita Iva e dalle nuove forme di caporalato chiama in causa le istituzioni e le parti sociali, affinché l’emorragia causata dalle imprese che evadono sia arrestata. Un fenomeno negativo che colpisce la dignità del lavoratore, crea evasione fiscale e contributiva, nella quale si annida anche il riciclaggio di denaro sporco.
Rispetto alla presenza di lavoro nero possiamo riferirci alla percezione che si riceve quando i lavoratori incontrati in cantiere evitano di parlare con il sindacalista, oppure, ci s’imbatte in un unico interlocutore che ti si rivolge in nome di tutta la squadra presente in quel luogo; vero è che quando si confrontano i dati ISTAT – basati su specifiche interviste con gli addetti che aderiscono al nostro sistema contrattuale – la proiezione sul lavoro illegale assume una dimensione più concreta. Tuttavia se assumiamo come riferimento il numero delle imprese iscritte all’Inail (quindi dati certificati, anziché censiti mediante interviste) e lo confrontiamo con quelle registrate alla cassa edile di Roma, il lavoro nero presente in edilizia diventa evidente. Infatti, analizzando i numeri a nostra disposizione si scopre come nel 2009 (è l’anno Inail censibile più vicino alla situazione attuale) a fronte di una presenza di 44.180 imprese edili presso l’Istituto di assicurazione, quelle iscritte alla Cassa edile erano soltanto 11.107.
E cosa dire rispetto al problema legato alla presenza del lavoro grigio? Se confrontiamo il numero dei lavoratori presenti nei due enti, scopriamo che gli edili iscritti presso l’istituto di assicurazione erano 129.340 contro i 69.476 della cassa edile. Ma l’aspetto più significativo, a dimostrazione della fuga delle aziende dal sistema contrattuale, è legato alla controtendenza dei numeri dell’Inail rispetto a quelli della Cassa edile; mentre nel nostro Ente bilaterale il numero delle imprese e delle maestranze diminuisce, all’Inail le aziende e i lavoratori crescono. Un fatto che chiama a responsabilità tutte le strutture deputate al controllo e alla vigilanza sulla sicurezza e sulla regolarità dei rapporti di lavoro.
E’ su questi fronti che si deve concentrare l’attenzione e l’azione del sindacato nel prossimo periodo, attraverso iniziative di pressione tese a stabilire tavoli di confronto con i vari livelli istituzionali su sviluppo e qualità del lavoro.