La vittoria di Zingaretti alla Regione Lazio ci restituisce una semplice verità: i politici convincono se hanno credibilità, se piuttosto che “aggiungere altra rabbia alla rabbia che c’è in giro” riescono ad intercettare il consenso dei cittadini interpretandone il desiderio di cambiamento e di discontinuità, rinnovando così il rapporto di fiducia, ormai slabbrato e mai così logoro, tra il popolo ed i suoi rappresentanti.
Partecipazione, trasparenza, innovazione, sviluppo e lavoro, taglio dei costi della politica sono i punti programmatici che Zingaretti ha esplicitato durante il suo discorso di ringraziamento a piazza di Pietra.
La vittoria di Zingaretti alla Regione Lazio ci restituisce una semplice verità: i politici convincono se hanno credibilità, se piuttosto che “aggiungere altra rabbia alla rabbia che c’è in giro” riescono ad intercettare il consenso dei cittadini interpretandone il desiderio di cambiamento e di discontinuità, rinnovando così il rapporto di fiducia, ormai slabbrato e mai così logoro, tra il popolo ed i suoi rappresentanti.
Partecipazione, trasparenza, innovazione, sviluppo e lavoro, taglio dei costi della politica sono i punti programmatici che Zingaretti ha esplicitato durante il suo discorso di ringraziamento a piazza di Pietra. Su questi punti come sindacato delle costruzioni ci auguriamo di poter instaurare presto un ampio e aperto confronto con il nuovo Governatore, su questi punti con la determinazione di sempre, e se possibile con forza ancora maggiore, ci proponiamo di inseguirlo, intercettarlo, monitorarne l’operato. Perché come sindacato, e pertanto come presidio di democrazia, piaccia o non piaccia, questo è ciò che siamo chiamati a fare. Ci si critichi pure, siamo aperti al confronto per natura non per scelta, un natura progressista e riformista che mai come adesso dovrà saper fare tesoro delle critiche trasformandole in stimoli ed opportunità. Questo è ciò che siamo chiamati a fare come sindacato di categoria, perché l’edilizia è in ginocchio e l’inerzia della politica ne ha esasperato oltremodo il processo di destrutturazione. Trasparenza, innovazione, sviluppo e lavoro per noi sindacato dell’edilizia significano costruzioni di qualità, non cementificazioni selvagge e “palazzinari”, significano scelte di programmazione urbanistica in grado di recuperare socialità all’interno degli spazi pubblici, tempi ragionevoli di pagamento dei debiti della p.a. regionale nei confronti delle imprese, che falliscono strozzate, lotta senza quartiere per la legalità e sicurezza sui luoghi di lavoro, ma soprattutto significano misure urgenti e lungimiranti per rilanciare il comparto.
Con il 16% delle preferenze, anche nel Lazio si affaccia in modo dirompente un nuovo soggetto politico dello scenario nazionale. Per l’intera durata della campagna elettorale, e soprattutto nelle ultime ore, abbiamo sentito molto parlare di populismo in riferimento al Movimento 5 Stelle e allo sboccato linguaggio del loro leader, ma ben poco c’è di populista nell’ansia di cambiamento che si leva dalla società civile, nel bisogno di partecipazione della base, nella necessità del cittadino di essere ascoltato, nel suo desiderio di farsi Stato, tutti aspetti che rileviamo ogni giorno nel contatto con i lavoratori e le loro famiglie. Crediamo che la fragilità della proposta di Grillo risieda in un certo suo modo di cavalcare la rabbia dei cittadini che soltanto la pratica quotidiana del buon governo sarà in grado di estirpare. Diversamente dal Movimento 5 Stelle, riteniamo che molti dei temi da esso sollecitati facciano parte da sempre della tradizione e della storia di rappresentanza dei lavoratori, presidio, ci piace ribadirlo, irrinunciabile di democrazia, chiamato oggi più che mai all’impegno a sostegno del lavoro, delle garanzie, delle tutele e dei diritti.
Il miraggio maggioritario del Porcellum, che ancora una volta ci regala assemblee legislative nominate anziché elette, consegna il Paese a “tre grandi minoranze impotenti” – sancendo così il passaggio da un corpo politico bipolare ad un sistema tripolare – e al rischio di ingovernabilità. La crisi economica ci impone di dare una risposta immediata, per evitare di essere aggrediti da un aumento fuori controllo del tasso di interesse sul debito pubblico, che brucerebbe il frutto dei sacrifici imposti alle famiglie dal rigore dell’agenda Monti, lasciando sul campo soltanto le macerie prodotte da questi sacrifici, ovvero consumi in ginocchio, imprese in crisi, disoccupati in crescita di mese in mese, senza una prospettiva a breve di reale ricostruzione. La crisi sociale ci chiede di destinare risorse allo sviluppo e alle fasce più deboli. Non esistono a nostro avviso risposte scontate a problemi complessi, ma esiste una vita reale che ha bisogno di un governo del Paese con tutta la concretezza della responsabilità.